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mercoledì 14 settembre 2022

THE HUMANS

1102_THE HUMANS Stati Uniti 2021;  Regia di Stephen Karam.

Oltre che film del 2021 e premiata pièce teatrale del 2016, The Humans nell’universo alternativo di Quasar è una terrificante storia dell’orrore. Quasar è un fumetto, da non confondere con l’omonima serie Marvel, abitato da alieni metà mostro e metà demone, il cui aspetto tremendo è corredato da una serie di denti sulla schiena. Curiosamente, queste bizzarre creature si dilettano con i racconti dell’orrore e, dal loro punto di vista, quelle storie spaventevoli create per procurare paura non sono altro che vicende prese dal nostro mondo. E’ proprio Richard (Steven Yeun), uno dei protagonisti di The Humans, inteso come film di Stephen Karam, a rivelarcelo. In effetti il film è piuttosto inquietante: non tanto la storia, visto che non succede praticamente niente. Ma i protagonisti, quegli umani che meritano il titolo scelto da Karam per presentare la sua opera. Gente strana, i Blake, ma strana forte. Ma poi, insomma, guardandoli meglio, partecipando con loro alla cena per il Giorno del Ringraziamento americano, ricorrenza nella quale la festa viene fatta immancabilmente ai poveri tacchini, non sembrano poi tanto strani. Ad esempio, i nostri personaggi si ritrovano tutti insieme a mangiare il povero pennuto deputato il quarto giovedì di novembre, come tutti gli americani. E mantengono viva la tradizione di andare a visitare la casa di una nuova coppia, in questo caso lo scalcinato appartamento di Chinatown dove andranno a vivere il citato Richard e Brigid (Beanie Feldstein), figlia minore di quella famiglia Blake che è la vera protagonista del racconto. Sono principalmente loro gli umani della storia, a cui si aggiunge appunto Richard come prossimo congiunto della figlia minore, ma la cui origine asiatica mette nella condizione di essere sostanzialmente estraneo alle abitudini della famiglia Blake. 

Una famiglia dall’aspetto fatiscente e decadente quanto l’appartamento in cui si ritrova per la festa, in parte a partire anche da Erik (Richard Jenkins) unico rappresentante maschile, oltre al citato Richard, che nonostante qualche difficoltà rappresentata dall’età, a occhio già pensionabile, è quello che in ogni caso sembra avere meno problemi. Sua moglie Deirdre (Jayne Houdyshell) è alle prese con le diete per contenere il sovrappeso e prova a mascherare con cinica ironia le difficoltà a relazionarsi con gli altri, figlie in primis. Brigid, per la verità, sembra felice di aver trovato partito; ma a lungo andare viene fuori la ruggine che cova, soprattutto per non riuscire a sfondare come musicista ma anche nei confronti della madre. 

Mancano da citare le due persone più problematiche: Nonna Momo (June Squibb) non ci sta più con la testa; Aimee (Ayme Schumer), invece, attraversa davvero un brutto momento all’interno di una vita già non propriamente semplice. Ampiamente sovrappeso e omosessuale, di recente è stata lasciata dalla compagna, ha perso il lavoro e ha scoperto di avere una grave malattia al colon, che preso la costringerà ad un’operazione devastante. Pur con tutte le difficoltà ipotizzabili, e anche qualcuna in più, di natura generazionale, religiosa o culturale (c’è comunque Richard che è di un altro ceppo etnico), alla fine il tacchino mette tutti d’accordo. Ma poi, mentre a turno si esprimono i propri ringraziamenti e propositi, Aimee, rompe un po’ l’armonia faticosamente raggiunta chiedendo, in caso dovesse morire, di essere cremata. Il che non è che sia proprio benaugurante di per sé, e poi inasprisce la contesa religiosa che la madre aveva subito aperto presentandosi alla cena con una statua della Madonna in regalo, nonostante la nuova coppia fosse di idee evidentemente in quel campo meno canoniche. Se Richard, molto diplomatico, aveva glissato, Brigid aveva manifesto apertamente il suo dissenso, ora scherzosamente ora assai meno. In questo, in queste schermaglie tra i vari protagonisti, The Humans rivela tutto il suo valore, conservando i pregi della superba commedia teatrale da cui è stato tratto, che come ogni valida pièce si basa essenzialmente sul rivelare pian piano la natura di questi rapporti. I personaggi del racconto sono veri e credibili e sul momento la vicenda sembra essere effettivamente una normale serata in famiglia, con nessi e connessi. Ma non è così, perché Karam ha in serbo almeno un colpo di scena, sempre in sintonia con l’opera, che rende The Humans quel capolavoro che è. Tornando ad Aimee, il suo intervento forse urta un po’ la sorella Brigid, che per la festa nella sua nuova casa non vorrebbe riferimenti così macabri. Richard, con una battuta di sano cattivo gusto, prende le difese di Aimee e zittisce ironicamente la fidanzata (“ti ha cremato”) tra la ritrovata e rilanciata serenità famigliare. 


Ora la situazione sembra assai migliore, rispetto a quanto prospettabile nella prima ora di racconto. Gli spigolosi dissidi tra Deirdre e sua figlia Brigid sono rientrati, Richard è molto accomodante e ben disposto, Erik ha comunque dimostrato di avere il carisma morale, forse un po’ bigotto, per la verità, per essere il capo clan riconosciuto. Nemmeno troppo sorprendentemente, gli interventi personali più toccanti sono stati di nonna Momo, una lettera scritta quando ancora era presente di mente, e ovviamente quello di Aimee, che riesce a non piangersi troppo addosso dimostrando una buona caratura in fatto di personalità. E qui arriva il colpo basso. Le difficoltà economiche della famiglia, che avevano aleggiato sulla situazione sin lì, trovano risposta nella confessione di Erik alle figlie. L’uomo, docente in una scuola privata, ha perso il lavoro per aver infranto il codice morale dell’istituto. Ha tradito Deirdre con una collega. Per le ragazze è una doccia gelata. Bridget scappa sul tetto dello stabile, Aimee dimostra tutta la sua freddezza al padre in modo più diretto. Niente può essere più come prima, se il riferimento morale della famiglia si squaglia in questo modo. Simbolicamente si è al momento dei saluti; le inquadrature bizzarre di Karam sottolineano la frantumazione della famiglia, con Erik chiuso in un corridoio di luce e, contemporaneamente sullo schermo, separata da lui, Aimee in un altro. Ma la ragazza, alla fine, allungherà la strada per stare ancora un po’ coi suoi genitori, provando in qualche modo a ricucire lo strappo. Proprio la persona più in difficoltà si dimostra l’ancora di salvezza. In Quasar, intanto, i denti sulla schiena degli alieni metà mostri e metà demoni tornando a rilassarsi. Anche questo horror, in fondo, è finito bene. Per quel che poteva, almeno.  



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