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domenica 11 settembre 2022

LA MOGLIE IN VACANZA... L'AMANTE IN CITTA'

1099_LA MOGLIE IN VACANZA... L'AMANTE IN CITTA'Italia, 1980;  Regia di Sergio Martino.

Agli arbori degli anni Ottanta, la commedia sexy all’italiana aveva ormai oliato i propri meccanismi narrativi alla perfezione: in cabina di regia si piazzava un autore esperto come Sergio Martino, che conosceva bene gli incastri della commedia degli equivoci, al centro della scena un pugno di habitué e il gioco era fatto. La moglie in vacanza… l’amante in città è tutto tranne che un capolavoro, sia chiaro, però assolve al suo scopo e alle esigenze del pubblico italiano (e non) dell’epoca. Che sono di natura pruriginosa, è evidente, dato che al tempo l’esibizione della bellezza femminile, anche volgare, era merce che attizzava le fantasie degli spettatori e li spingeva nelle sale del cinema. Qui ci sono due autentiche star del cinema erotico del periodo: Edwige Fenech (è Giulia, l’amante) e Barbara Bouchet (Valeria, la moglie); a fare da loro sparring partner Renzo Montagnani (Andrea) e Lino Banfi (il maggiordomo Peppino). Le due attrici erano bellissime e, cosa non del tutto secondaria, tenevano alla grande la scena, giustificando con la loro presenza i film in cui recitarono. Non erano, questo va detto, interpreti di chissà quale valore artistico nella recitazione ma le loro performance attoriali non scadevano mai; prova di ciò è che quando si cimentarono nei thriller ottennero ugualmente risultati lusinghieri. Insomma, è vero che in La moglie in vacanza… l’amante in città, la Fenech si esibisce in una scena a seno nudo, ma il suo contributo la bella Edwige lo fornisce anche più in generale con una prova convincente. La Bouchet si rivela più casta ma anche più maliziosa, facendo costante ricorso al tipico armamentario sexy del tempo – calze di nylon, reggicalze, corsetti e completini intimi vari – che indossa con insuperabile eleganza. 

Collaudato l’apporto di Banfi e Montagnani, mentre quasi disastroso Tullio Solenghi (Giovanni La Carretta); fanno meglio Renzo Ozzano (il violinista russo) e Pippo Santonastaso (il taxista) e una citazione la merita anche Marisa Merlini (la suocera) che duetta simpaticamente con Banfi. Queste ultime tre sono figure tutto sommato interessanti perché in qualche modo sono significative. Il violinista con la sua bisessualità – vorrebbe flirtare con il maggiordomo Peppino ma, al tempo stesso, infiamma con la sua virilità le due star femminili della storia – stempera almeno un po’ la becera omofobia palesata in troppi dialoghi. Peppino, per non allertare Valeria, deve fingersi infatti omosessuale e, su questo pretesto narrativo, ovviamente, si sprecano i commenti e le battute che oggi farebbero inorridire chiunque, non solo i fan del politicamente corretto. 

Del resto Lino Banfi è una sorta di autorità in materia, soprattutto grazie alla celebre gag musicale (‘Benvenuti a sti frocioni’) nei panni del commissario Auricchio in Fracchia la belva umana (1981, regia di Neri Parenti). Non è che si debba necessariamente trovare una giustificazione per abitudini che rivelavano, probabilmente, i pregiudizi e l’intolleranza diffusa al tempo in Italia, ma la presenza nel film di un esplicito bisex, il violinista, che surclassa in ambito sessuale i maschi della storia, Andrea e La Carretta, può essere preso come piccolo segnale che, effettivamente, non vi erano concreti intenti discriminatori nell’opera di Martino. 

Ma è vero che la componente becera e pecoreccia era ben presente nella commediaccia sexy all’italiana e negarlo sarebbe ipocrita. La figura del taxista incarna invece lo spettatore che paga pur di vedere le belle donne, in questo caso una Bouchet all’apice del suo splendore: insomma, il pubblico del cinema erotico che, sostanzialmente, non faceva niente di male, sebbene fosse bollato in termini non certo lusinghieri dall’opinione pubblica benpensante. La bonarietà del commento finale della suocera, che chiede con complicità a Peppino se si sia guardato lo spettacolo erotico alla Tv, è un po’ il bilancio finale che prova probabilmente a dare Martino al suo film e, più in generale, al fenomeno cinematografico di cui fa parte. La suocera ha combattuto strenuamente contro i tradimenti di Andrea, rivelando la sua rigidità morale; se l’è anche presa con Peppino, quando ne ha equivocato gli intenti. Ma quando ha capito che l’uomo non era particolarmente pericoloso, ne comprende anche le debolezze. Insomma, trascurando una certa deriva becera, innegabile, non c’è niente di male nel guardare uno spettacolo stuzzicante. E se ci sono Barbara Bouchet e Edwige Fenech difficile non essere d’accordo.   


Barbara Bouchet 








Edwige Fenech 



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