1111_L'UOMO SENZA PAURA (Man without Star). Stati Uniti 1955; Regia di Karl Vidor.
Il titolo originale del film di King Vidor è Man without a star, ovvero l’uomo senza
una stella che, se in ambito western può significare che il nostro eroe non è uno
sceriffo, nell’economia della storia intende più che altro che non ha un astro
ad indicargli la direzione. Il che si può anche dedurre da un dialogo del
racconto. In questo senso L’uomo senza
paura è un film, un grande film, in anticipo sui tempi: in piena golden age del genere mette al centro
della scena un eroe nel quale si è già insediato il seme del dubbio. L’eroe in
questione è Dempsey (un fulgido Kirk Douglas, al suo meglio) e, in effetti,
arriva nel Wyoming come un clandestino qualsiasi a bordo di un treno dove, tra
l’altro, fa conoscenza con il giovane Jeff (William Campbell). Arrivati in
paese i due trovano lavoro presso il Triangolo,
il ranch più importante della zona. Presto giungerà dall’est anche il
misterioso proprietario della tenuta, che ha mire espansionistiche importanti.
A sorpresa, scopriamo che il proprietario in questione è una donna, (e che
donna!), Miss Reed Bowman, a cui Jeanne Craine presta una presenza scenica non
indifferente. Naturalmente il personaggio interpretato da un Douglas in tale
stato di grazia (si ubriaca, canta, suona il banjo, mena cazzotti, il tutto sempre
a cento all’ora) non può certo passare inosservato presso la tenutaria che,
dopo qualche prevedibile schermaglia, ricambia l’interesse che l’uomo non aveva
mancato di farle notare.
King Vidor in regia sa il fatto suo, Borden Chase e
D.D. Beauchamp hanno svolto un buon lavoro in sede di sceneggiatura mentre,
sullo schermo, oltre a Douglas che spadroneggia da par suo, la Craine tiene botta alla
grande ed infine sopraggiunge anche quel brutto ceffo di Richard Boone (che interpreta
Miles, il villain conclamato) giusto
per dare un po’ di corpo alla schiera dei cattivi. La disputa che si è infatti
delineata è tra la Bowman,
che vuole espandere il Triangolo fino
a soffocare tutti i concorrenti, e gli altri coloni della zona. Dempsey,
promosso sovrastante dalla padrona del grande ranch ha in avversione il filo
spinato, per gravi motivi personali e per colpa del quale pare abbia lasciato
il Texas, e gli agricoltori hanno intenzione di farne uso per proteggere i
terreni coltivati dal bestiame della Bowman. Ciononostante lo sviluppo della
storia porterà Dempsey ad allontanarsi dalla donna, per non venir coinvolto in
quella che si preannuncia una contesa poco pulita; la ranchera appare infatti una mera speculatrice e le ragioni degli altri
coloni, che vorrebbero unicamente una pacifica convivenza, sono lampanti. Jeff
approfitta del fatto che Dempsey si defili, andando a farsi consolare dalla
bella Idonee (Claire Trevor), per entrare nelle grazie della padrona del Triangolo; l’arrivo di Miles e dei suoi
sgherri come detto completa lo schieramento dei cattivi. Dall’altra parte ci
sono gli agricoltori a cui si aggiunge, dopo qualche opportuna traversia, anche
Dempsey. Ma il suo schierarsi, per di più a favore del partito dell’odiato filo
spinato, è solo un fatto momentaneo e comunque non più a lungo della
prevedibile vittoria nello scontro. Concluso il quale, declina così l’invito a
restare perché, in fondo, lui è l’uomo senza una stella, senza una direzione,
ma anche senza una parte in cui stare. Alla fine se ne va a cavallo e,
ricordando che era arrivato clandestino su un treno merci, qualcosa in fondo ci
ha guadagnato: in un west che va
civilizzandosi, ha ancora la possibilità di andarsene altrove. L’uomo senza paura è infatti del 1955 e
il genere non è ancora arrivato al
capolinea, anche se King Vidor, cineasta di valore, aveva già capito come
sarebbe andata a finire. Jeanne CrainClaire Trevor Galleria di manifesti
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