IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE
1095_NESSUN SEGNO MANIFESTO (No obvious signs). Ucraina, 2018; Regia di Alina Gorlova.
Tre parole, Nessun segno manifesto, che certificano l’impotenza dei medici di fronte ai distruttivi risultati dei disturbi di tipo post traumatico da stress, per utilizzare un’altra definizione tecnica, di origine bellica. Siamo in Ucraina e il maggiore Oksana accetta di collaborare con la regista Alina Gorlova per un documentario che riveli una delle conseguenze peggiori della guerra che si combatte furiosamente nell’est del paese. C’è probabilmente anche, nelle intenzioni della donna, la speranza che la cosa abbia un effetto catartico per lei stessa, aiutandola così a superare la crisi che ormai non sembra darle più tregua. Il maggiore è visibilmente provato, quando rievoca la tragedia vissuta; il suo ruolo, nell’esercito, era tra i peggiori, perché si occupava del riconoscimento dei cadaveri. Questo del rapporto con i caduti è uno degli aspetti più curiosi della moderna guerra, perlomeno di quella che si combatte in Ucraina. C’è infatti un’attenzione quasi maniacale per coloro i quali muoiono per la Patria. Per carità, è un concetto onorevole e indice di civiltà, sin lì siamo tutti d’accordo. Le fosse comuni sono cose che non vorremmo mai più vedere. Ma, se proprio dobbiamo dirla tutta, non vorremmo vedere mai più morti in nome di guerre che per la maggioranza di quelli che le combattono nemmeno hanno un significato tanto chiaro. L’impressione, vedendo lo strazio di Oksana, è che si faccia pagare il conto morale della carneficina a chi, per scelta o per ordini militari, ha il compito di gestire la pratica dei caduti sul campo. Che non è solo mettere insieme un cadavere o dargli un nome ma è anche e soprattutto avvisare i parenti, dando loro la notizia che mai avrebbero voluto ricevere. E’ un po’ questo il dilemma: quello che fanno i militari come il maggiore protagonista di Nessun segno manifesto, è un atto di rispetto morale per chi si sacrifica per la Patria oppure un lavoro sporco che permette di lavare la coscienza collettiva colpevole di aver mandato al macello tanti dei suoi giovani? Nella migliore delle ipotesi, un po’ tutte e due.
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