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giovedì 1 settembre 2022

WAR NOTE

IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE

1089_WAR NOTE . Ucraina 2020;  Regia di Roman Liubyi.

Da un punto di vista formalmente estetico, War Note documentario di Roman Lyubiy, non è che sia il massimo. Il regista ha sostanzialmente assemblato, senza curarsi troppo della forma o forse curandosene al fine di ottenere un risultato volutamente mal costruito, una serie di immagini registrate direttamente dal fronte della guerra nell’Ucraina dell’est. Le riprese provengono dagli smartphone o dalle GoPro dei militari ma, considerato l’efficienza dei recenti dispostivi tecnologici, sembra quasi si sia fatto uno sforzo per ottenere un risultato disturbato e ben poco raffinato. Il che rende la visione del film un filo fastidiosa per via dei continui sussulti delle riprese o delle immagini poco chiare. Ma, da un certo punto di vista, quella di Lyubiy è una scelta anche comprensibile: la guerra non è mai comoda, per nessuno. Comunque, alla fine dei 70 minuti di questo resoconto che arriva direttamente dalla prima linea, si può avere un’idea di come si viva una guerra ai giorni nostri. Rimane nella memoria la bambina che racconta di come la sua casa sia andata perduta, il militare in tuta sportiva e ciabatte che armeggia con un mortaio, l’umidità di alcune improvvisate trincee che sembra riportarci alla Grande Guerra. La tensione sale quando c’è in ballo uno scambio di prigionieri e di soldati morti e si deve trattare col nemico: qui si capisce poco della dinamica se non che la tensione è alle stelle. L’umorismo è altresì molto presente, dagli scherzi in tono lievemente cameratesco tra i soldati, all’appellativo “zio Putin” con cui viene chiamato il presidente della Federazione Russa (ma non sempre, altre volte si usano aggettivi ben meno affettuosi), al militare sull’altalena a quello che scherza con un cucciolo di cane abbandonato. La battuta migliore arriva all’ora di pranzo: “la guerra deve andare avanti ma il pasto deve essere in orario” proclama un militare che si appresta a mangiare il suo rancio. Non si fa assolutamente in tempo, per altro, a familiarizzare con i soldati protagonisti del film, perché si vedono solo stralci di vita quotidiana in prima linea, tuttavia la scena in cui il convoglio fa ritorno in città con alcuni militari uccisi è commovente. I civili, donne, anziani e bambini, sono disposti ai lati della strada, in ginocchio, lanciando fiori sulla carreggiata. E, prima dei titoli di coda, compaiono i volti dei militari che si sono intravvisti nelle scene del film: alcuni di loro, accanto alla recentissima data di nascita hanno già quella di morte. Questa, soprattutto questa, è la quotidianità della guerra. 





Galleria di manifesti 


2 commenti:

  1. forse si poteva anche non essere così esageratamente "veristi", un film che parla di guerra è difficile non riconoscerlo...ma vabbè... 🤷🏻‍♂️

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  2. Il 'verismo', inteso come la corrente a cui apparteneva Giovanni Verga, era figlio del suo tempo e comunque è a tutt'oggi una lezione preziosa.

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