IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE
1089_WAR NOTE . Ucraina 2020; Regia di Roman Liubyi.
Da un punto di vista formalmente estetico, War Note
documentario di Roman Lyubiy, non è che sia il massimo. Il regista ha
sostanzialmente assemblato, senza curarsi troppo della forma o forse
curandosene al fine di ottenere un risultato volutamente mal costruito, una
serie di immagini registrate direttamente dal fronte della guerra nell’Ucraina
dell’est. Le riprese provengono dagli smartphone o dalle GoPro dei militari ma,
considerato l’efficienza dei recenti dispostivi tecnologici, sembra quasi si
sia fatto uno sforzo per ottenere un risultato disturbato e ben poco
raffinato. Il che rende la visione del film un filo fastidiosa per via dei
continui sussulti delle riprese o delle immagini poco chiare. Ma, da un certo
punto di vista, quella di Lyubiy è una scelta anche comprensibile: la guerra
non è mai comoda, per nessuno. Comunque, alla fine dei 70 minuti di questo
resoconto che arriva direttamente dalla prima linea, si può avere un’idea di
come si viva una guerra ai giorni nostri. Rimane nella memoria la bambina che
racconta di come la sua casa sia andata perduta, il militare in tuta sportiva e
ciabatte che armeggia con un mortaio, l’umidità di alcune improvvisate trincee
che sembra riportarci alla Grande Guerra. La tensione sale quando c’è in
ballo uno scambio di prigionieri e di soldati morti e si deve trattare col
nemico: qui si capisce poco della dinamica se non che la tensione è alle
stelle. L’umorismo è altresì molto presente, dagli scherzi in tono lievemente cameratesco
tra i soldati, all’appellativo “zio Putin” con cui viene chiamato il
presidente della Federazione Russa (ma non sempre, altre volte si usano
aggettivi ben meno affettuosi), al militare sull’altalena a quello che scherza
con un cucciolo di cane abbandonato. La battuta migliore arriva all’ora di
pranzo: “la guerra deve andare avanti ma il pasto deve essere in orario”
proclama un militare che si appresta a mangiare il suo rancio. Non si fa
assolutamente in tempo, per altro, a familiarizzare con i soldati protagonisti
del film, perché si vedono solo stralci di vita quotidiana in prima linea,
tuttavia la scena in cui il convoglio fa ritorno in città con alcuni militari
uccisi è commovente. I civili, donne, anziani e bambini, sono disposti ai lati
della strada, in ginocchio, lanciando fiori sulla carreggiata. E, prima dei
titoli di coda, compaiono i volti dei militari che si sono intravvisti nelle
scene del film: alcuni di loro, accanto alla recentissima data di nascita hanno
già quella di morte. Questa, soprattutto questa, è la quotidianità della
guerra.
forse si poteva anche non essere così esageratamente "veristi", un film che parla di guerra è difficile non riconoscerlo...ma vabbè... 🤷🏻♂️
RispondiEliminaIl 'verismo', inteso come la corrente a cui apparteneva Giovanni Verga, era figlio del suo tempo e comunque è a tutt'oggi una lezione preziosa.
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