1103_SATAN IN HIGH HEELS . Stati Uniti 1962; Regia di Jerald Intrator.
Abitualmente, il genere sexploitation non è che
si fregi di una confezione cinematografica degna di nota, almeno in senso
canonico; sono altri, gli elementi su cui fonda la sua ragion d’essere. Satan
in High Hells dello specialista Jerald Intrator stupisce invece per la
costruzione complessiva davvero sorprendente. Innanzitutto la messa in scena è
di buon livello, con inquadrature convenzionali ma ben preparate; la fotografia
e i dettagli tecnici della qualità delle immagini pongono Satan in High
Hells in una categoria superiore rispetto al tipico prodotto di genere. La
colonna sonora, che accompagna il film ambientato in un locale notturno della
New York dei primi anni Sessanta, è poi addirittura notevole. Opera di Mundell
Love, la traccia sonora spazia attraverso diversi generi, dal jazz, allo swing,
al bebop; da applausi le due performance canore di Meg Myles (è Stacey, la satanica
protagonista) che si disimpegna molto bene anche nella recitazione. E’ evidente
che il ruolo l’abbia ottenuto per le sue doti fisiche (famoso il suo personale
107-61-92) ma le va dato atto di una prestazione attoriale decisamente
convincente. Inoltre, la storia si lascia seguire e la sceneggiatura è
abbastanza curata come dimostra il ritorno sulla scena sul finale di Rudy (Earl
Hammond), marito di Stacey, che era stato buggerato e abbandonato dalla donna
in un paesino di periferia nell’incipit. Quando la ritrova a New York, vuol
farle pagare sonoramente il conto ma nel confronto fisico finisce a mal partito
sopraffatto dalla veemenza della moglie. Questa scena, per quanto tutto sommato
realistica, visto che la donna si è appena esibita in una canzone dai contenuti
sadomaso, è una di quelle che si possono considerare tipiche del sexploitation;
che, in fin della fiera non sono neanche tante, visto che la narrazione deve
aver preso la mano agli autori che, col passare dei minuti, privilegiano la
trama alle scene stuzzicanti. Queste sono più numerose nella prima parte e va
detto che sono molto intriganti, visto che la Myles dimostra di reggere
splendidamente anche le atmosfere fetish, come del resto anticipa il
titolo del film. Da un punto di vista morale, aspetto non poi così
raramente presente in questo genere di film, si fa notare ripetutamente la
mancanza di scrupoli di Stacey, seppure la ragazza non è che si muova in un
ambiente che pullula di educande. Tra le interpreti, da segnale Grayson Hall
nei panni di Pepe, Pat Hammer in quelli di una spogliarellista e la
platinatissima Sabrina in quelli di sé stessa, una cantante da night club.
Insomma, nel complesso, uno dei migliori esempi di sexploitation:
insieme ai contenuti piccanti che non mancano, la storia è ben costruita e
lascia oltretutto intendere il moralismo diffuso spesso in quegli ambienti che,
in teoria, avrebbero dovuto essere scevri.
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