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lunedì 26 settembre 2022

SHANTY TRAMP

1114_SHANTY TRAMPY . Stati Uniti 1967;  Regia di Joseph G. Prieto.

Ci sono aree geografiche che hanno un valore particolare, perché essendo in qualche modo meno influenzate dalle direttive culturali e di emancipazione, ci forniscono un quadro esplicito del background che è presente anche in quelle altre zone che sembrano socialmente all’avanguardia. Considerato l’importanza degli Stati Uniti d’America a livello di influenza culturale sull’intero globo, il caro e glorioso vecchio sud degli States è forse in luogo più emblematico in tal senso. Per capirci: in una nota serie televisiva degli anni Ottanta, Hazzard, la mitica automobile dei protagonisti – una fantastica Dodge Charger del 1969 – portava sulla capotta la bandiera usata dai confederati durante la Guerra Civile americana. Al di là delle questioni specifiche storiche, gli stati del sud ebbero, in quella che da noi è conosciuta come Guerra di Secessione, responsabilità gravissime: dalle discriminazioni razziali all’impiego di bande di irregolari che sono ancora oggi tristemente note per l’efferatezza delle loro gesta. Se ne potrebbe discutere, ma per alcuni le responsabilità dei confederati sono simili a quelle dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Paragone esagerato? Può essere, tuttavia una coalizione di stati che esplicitamente mirava a mantenere la schiavitù, qualunque potessero essere le implicazioni economiche della disputa, non è che si possa portare come baluardo per la nostalgia dei cari e vecchi tempi andati. Come invece succedeva con la Dodge Charger di Hazzard che, a rincarare la dose, si chiamava Generale Lee, dal nome del famosissimo comandante dei confederati stessi. 

In sostanza se è vero che le aree del sud degli Stati Uniti hanno mantenuto fino ad oggi certe connotazioni non proprio edificanti queste stessi elementi sono presenti, anche se in forma latente, in tutta quanta la nazione americana. Prova ne è l’odierno insorgere di movimenti come il Black Lives Matter che, al di là delle posizioni nel merito, certificano che la questione razziale non è ancora risolta. E’ curioso come sia utile questo preambolo per un film come Shanty Tramp di Joseph G. Prieto che è unicamente un esempio di sexploitation nemmeno tra i più coinvolgenti. Se lo prendiamo in sé, il film si lascia ricordare per la camminata di Emily (Eleanor Vaill) la prostituta vagabonda a cui è intitolata l’opera, e per un minimo di intreccio che può ricordare Il buio oltre la siepe. Ecco, proprio uno svelto confronto tra l’opera di Prieto e il romanzo di Harper Lee o il successivo film di Robert Mullingan permettono di comprendere perché serve una contestualizzazione dell’ambiente che li accomuna. Il buio oltre la siepe riesce ad essere, nonostante lo scabroso tema trattato – il presunto stupro di una giovane bianca da parte di un nero americano – un classico, un testo a tutto tondo, autonomo. In effetti un’analisi della situazione ambientale è superflua, visto che il soggetto, scritto o filmato che sia, riesce a tratteggiarla nel corso del proprio svolgimento. Perché Il buio oltre la siepe oltre a raccontarci delle aberrazioni della società ci fornisce anche un quadro morale per valutarle eticamente; è un classico, si è detto. A differenza di Shanty Tramp che ci sbatte in faccia una serie di comportamenti deplorevoli a fronte dei quali è difficile persino farne un elenco. 

Intanto, l’unico personaggio veramente positivo è Daniel (Lewis Galen), afroamericano che, in una sperduta località del sud est degli States, rimane invaghito di Emily. Per la verità c’è poco da rimproverare anche a sua madre, per quanto sembri la stereotipata caricatura della attempata donna grassa di colore, visto che i suoi pregiudizi nei confronti della disinibita prostituta del paese si riveleranno profetici. Per il resto, c’è da mettersi le mani nei capelli: la protagonista, Emily, si rivela spregevole, accusando il povero Daniel ingiustamente oltre ad indirizzare subito la polizia sulle sue tracce. 

Già in precedenza, peraltro, la ragazza era sembrata piuttosto squallida nel modo in cui era passata di mano una volta che il teppista di turno aveva importunato il ragazzo con cui stava ballando. Vedendo la sua dissolutezza, persino suo padre, un ubriacone perdigiorno, pensando di ravvederla, la prende a cinghiate senza pietà; e non è certo questo un comportamento che si possa valutare in qualche modo positivo. Il predicatore Fallows (Bill Rogers) e il suo tirapiedi, sono due imbroglioni e si differenziano unicamente per il fatto che il primo oltre alle truffe religiose cerca anche qualche pollastrella con cui fornicare, mentre il secondo è devoto unicamente alla raccolta delle offerte dei credenti creduloni. Ci sono ancora da citare i citati teppisti motorizzati a due ruote che arrivano bullizzando i ragazzi del posto, trovando l’accoglienza benevola delle ragazze più carine, e le forze dell’ordine locali che, per quel che si vede, non sembrano porsi troppi dubbi se il colpevole da ricercare è un uomo di colore. Ecco, per quanto possa sembrare arduo da credere, è possibile che, in una certa ottica, Shanty Tramp ci dia un quadro della realtà più aderente al vero rispetto ad un testo immensamente più valido come Il buio oltre la siepe. Viene il dubbio che il sud degli Stati Uniti, ma come si è detto nell’animo anche tutta quanta la nazione, insieme alla nostalgia per il caro e vecchio sud celebrato in prodotti come il citato Hazzard, finisca per conservare quasi gelosamente qualcosa dei tanti esempi deviati presenti in Shanty Tramp. Quanto? In certi momenti storici sembra davvero tanto.   



Eleanor Vaill





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