155_THE FOUNDER . Stati Uniti, 2016; Regia di John Lee Hancock.
E alla fine, il film definitivo sul sogno americano è stato dunque fatto: la
storia di Raymond Kroc, il signor McDonald’s ovvero il fondatore della McDonald’s
Corporation. The Founder, per citare
il titolo del lungometraggio di John Lee Hancock. Perché, parliamoci chiaro,
John Wayne, Steve McQueen o Clint Eastwood erano credibili solo al cinema, che
di persona non è che sia poi così semplice incontrare gente come il duca e compagnia. Certo, si sa che
l’eroe a stelle e strisce, ovvero colui che interpreta meglio di tutti il sogno americano, è un tipo ordinario che
in circostanze eccezionali si dimostra eccezionale a sua volta. A differenza
del campione della tradizione
europea, che era nobile di origine, principe o cavaliere che fosse. Ed è
proprio la normalità dell’individuo,
a marcare la differenza: tant’è che non c’è nulla di straordinario nell’essere
americano. Ma se, almeno fino alla Seconda Guerra Mondiale, c’erano state
abitualmente circostanze eccezionali dove l’uomo
della strada potesse mostrare il suo valore, ovvero essere l’eroe per un giorno, nel dopoguerra,
negli anni del boom economico, questi situazioni particolari passavano in secondo piano. E il benessere diffuso diveniva
allora il terreno ideale per vedere all’opera l’americano medio; che, forse, a differenza dell’italiano medio, per
fare un paragone, non è la media delle diversità degli individui, ma è
esattamente quello che trovi più facilmente camminando per strada. Del resto, venendo allo specifico del film di
Hancock, i fratelli McDonald’s trovano la ricetta del successo del loro locale
concentrando la loro produzione esclusivamente sui prodotti che il loro
pubblico consuma di più. Per quale motivo differenziare l’offerta, si chiedono
i due?
Se la maggioranza vuole solo determinati cibi (hamburger,
bibita, patatine), la minoranza si adegui. E se, in un altro paese, forse la
minoranza sarebbe andata in un altro locale a prendersi del pollo fritto o una
pizza, negli Stati Uniti, invece si adeguò, decretando il successo universale
della catena di hamburgheria più famosa e diffusa al mondo. E’ anche questa
massificazione indotta (ma tutto sommato forse già presente nell’indole stessa
degli americani) che, in modo certamente un po’ sinistro, celebra The Founder. Ma questo è solo l’aspetto più lieve della questione, perché ne
esiste anche uno molto più oscuro.
McDonald’s, che giustamente nel film viene posto sul piano
della chiesa e del municipio, come simbolo che affianchi, unisca e accomuni le due istituzioni basilari della società americana (quella religiosa
e quella politica), nasce da una frode, poggia le sue basi su un imbroglio. E’
davvero, quindi, una onesta celebrazione dell’America, questo The Founder: la celebrazione di un paese
che nacque a sua volta su una ingiustizia ai danni dei nativi. Ma quello non fu
che il primo e volendo anche unicamente simbolico atto di pirateria affaristica, primo di una storia economica ed industriale
fondata sul motto business are businesses,
gli affari sono affari. E del resto lo dice anche Crok (interpretato benissimo
da Michael Keaton): l’America non è cane
mangia cane, ma piuttosto ratto
mangia ratto, visto che il cane è forse un animale troppo nobile, anche nell’accezione
dispregiativa del proverbio dog eat dog.
In effetti il ratto è forse l’animale più pragmatico in natura, e sarebbe
sicuramente un ottimo businessman; americano,
naturalmente. E pazienza se il film di Hancock non ha la forza di un’opera di
Michael Moore: nella sua omologazione, risponde anche meglio al suo scopo.
Un film ordinario per parlarci di un paese ordinario.
(Che, beninteso, specie in questo momento storico, per noi italiani
non può che essere ancora un sogno.)
Linda Cardellini