IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE
1092_LETHAL KITTENS (Nashi Kotyky). Ucraina, Stati Uniti, Canada 2020; Regia di Volodymyr Tykhyy.
L’idea di una commedia surreale intrisa di umorismo demenziale non è certo una novità ma vedere trattato in questo modo un tema scottante quale la terribile guerra del Donbass, che ancora infuria in Ucraina, desta comunque un certo stupore. Lethal Kittens, questo il titolo internazionale del film Nashi Kotyky di Volodymyr Tykhyy, esce appunto quando la crisi russo ucraina è ben lungi di volgere al termine e, anzi, sembra inasprirsi sempre di più. L’onirica e folle scena iniziale, con il Putin Matrioska che, in una Mosca distrutta dalla guerra, si trova a tu per tu con l’angelo vendicatore e… ma, come detto, si tratta di un sogno. Lito (Dimitrij Tuboltsev), il soldato ucraino che in quel sogno si apprestava a giustiziare il presidente della Federazione Russa, si arruola volontario e, insieme al giovane Hrin (Stanislav Brzezinski) e al più anziano Profesor (Petro Mykytiuk) viene destinato alla postazione di prima linea denominata Toilet. Nella guerra del Donbass, nell’esercito ucraino tutti hanno un soprannome, ad esempio Lito significa Estate, Hrin Verde e Profesor ovviamente Professore; e anche quello dell’avamposto è un nome in codice e, va precisato, che ne evidenzia l’importanza sullo scacchiere del fronte. In effetti i riferimenti scatologici cospargono un po’ tutta quanta la storia e, anche grazie a certi momenti musicali, l’atmosfera ricorda un po’ la deriva inoltrata degli spaghetti western italiani. Ai tre scombinati militari, del tutto impreparati alla contesa, vanno ad aggiungersi il leader del gruppo, Penalty (Dmytro Khomyak) e la giornalista di guerra Olya (Vira Klymkovetska). Il tono demenziale è costantemente contagiato dal surreale e ha frequenti incursioni addirittura deliranti, il tutto mantenendo comunque una solida attinenza alla realtà storica di quanto descritto. Del resto la guerra, nel terzo millennio, può efficacemente essere descritta tanto in tono realistico quanto in forma estremamente grottesca visto che è la quintessenza dell’assurdità. Come già intuito dall’incipit, il regista ufficiale e la produzione sono ucraini (quest’ultima spalleggiata da influenze d’oltreoceano, Stati Uniti e Canada) e, quindi, nonostante il testo sia fortemente autoironico, la prospettiva è decisamente antirussa. Se Putin è sbeffeggiato nella parte onirica, i leader della Nuova Russia e i terribili combattenti ceceni sono ridicolizzati nella storia vera e propria, con scene sempre gustose e divertenti. Insomma, si ride della scarsa preparazione dei buoni (ovviamente gli ucraini) e dell’ottusa malvagità dei cattivi (altrettanto ovviamente russi e filorussi). Verrebbe da dire per non piangere ma, qualità che va riconosciuta a Lethal Kittens, alla fine si finisce pure per commuoversi. Magia del cinema.Vira Klymkovetska
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