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domenica 8 luglio 2018

NOTTE SULLA CITTA'

174_NOTTE SULLA CITTA'  (Un flic). Francia, Italia 1972;  Regia di Jean-Pierre Melville.

Jean-Pierre Melville morì improvvisamente nel 1973, a soli 56 anni, mentre lavorava ad un suo nuovo film. Non c’è quindi nessuna ragione per ritenere Notte sulla città dell’anno precedente come un film testamento; eppure, in un certo senso, potrebbe essere davvero così.  Melville aveva forse raggiunto l’apice della propria carriera nel 1967, con Frank Costello, faccia d’angelo che sancì il successo di critica e pubblico; ma con I senza nome il rapporto con parte della critica (almeno quella del tempo) si incrinò e, se oggi è riconosciuto come un titolo di culto, all’epoca il successo commerciale arrise in modo clamoroso al film ma qualche esperto del settore lo considerò un po’ troppo convenzionale, soprattutto per essere un Melville. E chissà se questo aspetto ebbe una qualche importanza, ma con il successivo Notte sulla città, l’autore francese non corse assolutamente nessun rischio in questo senso. Il film, infatti, sembra quasi un’opera sperimentale, nella quale Melville tornò a profondere alcune caratteristiche del suo cinema, quasi allo stato puro, apparentemente senza una giustificazione narrativa a supporto. Ad esempio, nella scena iniziale, con gli assordanti rumori di una mareggiata, un auto procede lungo la strada costiera, i palazzi degli hotel coi serramenti chiusi, mentre piove, sembra inverno. L’auto procede lentamente, interrotta dagli anonimi titoli di testa bianchi su sfondo nero, il sonoro è sempre il mare grosso, accompagnato da un sommesso pianoforte; ogni tanto si sentono i gabbiani. Poi l’auto si ferma, mentre infuria il mal tempo. 

Quella che sta andando in scena è una rapina ad una banca ma nessun elemento poteva farcelo intuire. Ed così per il resto del lungometraggio: è tutto il quadro d’insieme che ci sfugge, con Alain Delon, il commissario Coleman, ovvero il poliziotto della storia (a cui fa riferimento il titolo originale Un flic), che si incontra con la bellissima ed equivoca Chaty (Chaterine Deneuve), ma a volte c’è anche Simon (Richard Crenna) individuo poco raccomandabile che, come copertura, gestisce un night; visto l’ambiente questi due personaggi sono quantomeno ambigui, eppure con il commissario Coleman ci sono ammiccamenti e cenni d’intesa, come se ci fosse qualcosa tra loro, di cui, però, allo spettatore non è dato sapere. 

Più che i dialoghi, sembrano importanti soprattutto gli sguardi, sguardi complici: di Coleman con Chaty e con Simon, ma anche con Gaby (Valerie Wilson) un travestito che della Deneuve sembra una (brutta) copia. E poi le immagini con i dipinti di De Vlamink e Van Gogh, replicati nelle scene della finzione cinematografica, o le riprese clamorosamente (e provocatoriamente?) posticce, fatte con il trenino e il modellino di elicottero; oppure i tempi dilatati su particolari secondari.

Chissà, forse alla fine ci è sfuggito il senso, del cinema poliziesco, del polar, di cui questo Notte sulla città potrebbe essere l’epitaffio: un po’ come al commissario Coleman, nel faccia a faccia conclusivo, quando fredda senza motivo Simon, disarmato.
E, come evidenzia la scena finale in macchina, con il lungo silenzio tra Coleman e Morand (Paul Crachet), non rimane da dire altro.   



Catherine Deneuve








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