174_NOTTE SULLA CITTA' (Un flic). Francia, Italia 1972; Regia di Jean-Pierre Melville.
Jean-Pierre Melville morì improvvisamente nel 1973, a soli 56 anni,
mentre lavorava ad un suo nuovo film. Non c’è quindi nessuna ragione per
ritenere Notte sulla città dell’anno
precedente come un film testamento;
eppure, in un certo senso, potrebbe essere davvero così. Melville aveva forse raggiunto l’apice della
propria carriera nel 1967, con Frank
Costello, faccia d’angelo che sancì il successo di critica e pubblico; ma
con I senza nome il rapporto con parte
della critica (almeno quella del tempo) si incrinò e, se oggi è riconosciuto
come un titolo di culto, all’epoca il successo commerciale arrise in modo
clamoroso al film ma qualche esperto del settore lo considerò un po’ troppo
convenzionale, soprattutto per essere un
Melville. E chissà se questo aspetto ebbe una qualche importanza, ma con il
successivo Notte sulla città, l’autore francese non corse
assolutamente nessun rischio in questo senso. Il film, infatti, sembra quasi
un’opera sperimentale, nella quale Melville tornò a profondere alcune
caratteristiche del suo cinema, quasi allo stato puro, apparentemente senza una
giustificazione narrativa a supporto. Ad esempio, nella scena iniziale, con gli
assordanti rumori di una mareggiata, un auto procede lungo la strada costiera,
i palazzi degli hotel coi serramenti chiusi, mentre piove, sembra inverno.
L’auto procede lentamente, interrotta dagli anonimi titoli di testa bianchi su
sfondo nero, il sonoro è sempre il mare grosso, accompagnato da un sommesso
pianoforte; ogni tanto si sentono i gabbiani. Poi l’auto si ferma, mentre
infuria il mal tempo.
Quella che sta andando in scena è una rapina ad
una banca ma nessun elemento poteva farcelo intuire. Ed così per il resto del
lungometraggio: è tutto il quadro d’insieme che ci sfugge, con Alain Delon, il
commissario Coleman, ovvero il poliziotto della storia (a cui fa riferimento il
titolo originale Un flic), che si
incontra con la bellissima ed equivoca Chaty (Chaterine Deneuve), ma a volte
c’è anche Simon (Richard Crenna) individuo poco raccomandabile che, come
copertura, gestisce un night; visto l’ambiente questi due personaggi sono
quantomeno ambigui, eppure con il commissario Coleman ci sono ammiccamenti e
cenni d’intesa, come se ci fosse qualcosa tra loro, di cui, però, allo
spettatore non è dato sapere.
Più che i dialoghi, sembrano importanti soprattutto gli
sguardi, sguardi complici: di Coleman con Chaty e con Simon, ma anche con Gaby
(Valerie Wilson) un travestito che della Deneuve sembra una (brutta) copia. E
poi le immagini con i dipinti di De Vlamink e Van Gogh, replicati nelle scene
della finzione cinematografica, o le riprese clamorosamente (e
provocatoriamente?) posticce, fatte con il trenino e il modellino di
elicottero; oppure i tempi dilatati su particolari secondari.
Chissà, forse alla fine ci è sfuggito il senso, del cinema
poliziesco, del polar, di cui questo Notte sulla città potrebbe essere
l’epitaffio: un po’ come al commissario Coleman, nel faccia a faccia
conclusivo, quando fredda senza motivo Simon, disarmato.
E, come evidenzia la scena finale in macchina, con il lungo
silenzio tra Coleman e Morand (Paul Crachet), non rimane da dire altro.
Catherine Deneuve
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