1106_PARKLAND . Stati Uniti 2013; Regia di Peter Landesman.
Ad un certo punto, a commento delle traversie occorse
alla salma del povero John Fitzgerald Kennedy, contesa tra le altre cose tra le
autorità texane e il suo servizio di sicurezza, uno dei membri di quest’ultimo
si lascia andare ad un’esternazione piuttosto tranciante: “che paese di
merda per morire”. Non certo un commento lusinghiero, per il Texas, ma alla
luce dei fatti mostrati da Parkland, sul momento pare inesatto, diciamo
così, per difetto. Il film di Peter Landesman, che rievoca l’assassinio
di Kennedy in quel di Dallas il 22 novembre 1963, non è che sia un testo
particolarmente indispensabile, aggiungendo di rilevante troppo poco a quanto
già noto. Sì, d’accordo, qui l’accento è posto sia sull’ospedale, il Parkland
Memorial Hospital, da cui il titolo, e sul filmato amatoriale che riprese
l’evento per mano di Abraham Zapruder (Paul Giamatti). C’è insolitamente tanto
spazio anche per il fratello dell’attentatore, Robert Oswald (James Badge
Dale), che prova a farci capire le difficoltà che incontrarono i parenti
dell’uomo che uccise Kennedy. Su queste e altre trame secondarie, il film è
impostato con un serrato montaggio alternato, che fa ricorso anche ad immagini
di repertorio, riuscendo tutto sommato a tenere il ritmo narrativo perlomeno
avvincente. Tuttavia sembra un po’ poco, per giustificare la realizzazione di
un’opera che finisce per avere la sua ragion d’essere unicamente nella
celebrazione della ricorrenza dei 50 anni dai fatti. Ma facciamo comunque il
rendiconto di quanto veduto: il Presidente degli Stati Uniti in visita a Dallas
è stato ammazzato nonostante il servizio d’ordine; l’assassino, che era già
sotto osservazione, ha potuto agire indisturbato; lo stesso assassino è poi
stato eliminato quando era detenuto e quindi in custodia delle autorità ed era cosa
prevedibilissima che rischiasse la sua incolumità, visto il clamore suscitato
dalla morte di un leader tanto amato come Kennedy. Ripensando alle parole
dell’agente citate in apertura, il Texas più che un paese pessimo per morire lo
sembra per sopravvivere se ti affidi alla sicurezza locale.
Kat Steffens
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