266_LA PISCINA (La piscine); Francia, Italia 1969; Regia di Jacques Deray.
I titoli di testa del primo grande successo di Jacques
Deray, appaiono riflessi su una superficie d’acqua, e poi scompaiono, come se
l’acqua si increspasse; e l’immagine poetica che apre il film, alcune colombe
sui rami di un albero, è capovolta, proprio come fosse riflessa nella piscina
che dà il titolo all’opera. In fondo, il senso di La piscina è già tutto qui. Il mondo che gravita attorno a questo
vero e proprio status-symbol della
società borghese dei tardo anni sessanta, è solo un’immagine pronta a
dissolversi al primo refolo di vento, ed è il contrario (l’immagine capovolta,
rovesciata) rispetto a quanto appare. A rappresentare il bel mondo ci sono loro, la coppia di attori più glamour d’Europa, Alain Delon
(Jean-Paul) e Romy Schneider (Marianne), compagni nella finzione, ex nella vita
privata. E se la stanno spassando in una villa con piscina nei pressi di Saint
Tropez quando irrompe nella loro pace un’altra coppia, Harry (Maurice Ronet) e
Penelope (Jane Birkin), quasi a concretizzare il tema del riflesso anticipato
dai titoli di testa. Harry è un vecchio amico di Jean-Paul ed ex-fidanzato di
Marianne; Penelope non è la sua nuova compagna, ma sua figlia, diciottenne.
L’arrivo di Harry increspa la quiete della oziosa vita in Costa Azzurra: è un
musicista di successo, mentre Jean-Paul ha fallito come scrittore; e poi si
presenta su una rombante Maserati Ghibli,
uno status symbol a cui il suo ospite
non può replicare con la villa con piscina essendo questa di proprietà di amici.
Le intenzioni di Harry di insediare Marianne sono malcelate; e la presenza di
Penelope, oltre a lasciargli mano libera, sembra effettivamente un diversivo
per distrarre Jean-Paul.
Già dall’apertura del lungometraggio vero e proprio si
era capito che un tema forte del racconto era l’importanza estetica dei corpi
dei protagonisti, con Delon che prende il sole a bordopiscina e la
Schneider che si aggira in costume per lo schermo. La cosa è
poi sottolineata da un dialogo tra i due uomini e sul rapporto fisico,
carnale, sembra basarsi molto della relazione tra Jean-Paul e Marianne. Anche
giustamente, per carità; però, al cinema, almeno in quello che non sia di
genere erotico o pornografico, questi aspetti rimangono un po’ sottointesi, mentre
qui assistiamo addirittura a una scena lievemente sadomaso, con l’uomo che frusta la donna con una pianticella
peraltro piuttosto esile (almeno all’apparenza).
I temi dell’importanza dei
corpi e dell’apparenza, per la verità da sempre presenti nella società e a
maggior ragione nel cinema, sembrano quasi anticipare i tempi di almeno un
decennio, per l’esibizione che se ne ha durante il lungometraggio. Tanto che
Harry si stupisce e rimane incantato quando vede Marianne vestita con un abito
lungo, sebbene poi sia subito sottolineata la vertiginosa scollatura posteriore
del vestito. La donna civetta un po’ con l’ex, più che altro ricercando nuovi
stimoli nel rapporto di coppia con Jean-Paul: ma si sa, le relazioni
sentimentali vertono su equilibri delicati e l’insistenza di Harry riesce così
a scalfire la sintonia che regnava tra la coppia di amici.
La controffensiva di Jean-Paul non si fa
attendere e coinvolge ovviamente Penelope; da lì in poi le cose precipiteranno,
ma in modo addirittura imprevedibile. Quello che sembrava in tutto e per tutto
un intrigo sentimentale con forti rilevanze psicologiche, diventa ora un giallo
con delitto: nella piscina c’è il cadavere di Harry. Alla fine Jean-Paul e
Marianne si riscoprono essere due estranei e, dopo una gara di adolescenziali
dichiarazioni a chi lascerà l’altro (leggi: chi se ne andrà prima dalla villa),
si scoprono solidali nel nascondere la verità agli investigatori. L’uomo perché
è colpevole, la donna perché ora ha qualcosa di concreto con cui tenere legato
a sé l’amato. Ma il finale, mentre guardano fuori della finestra, abbracciati, non
ha nulla di tenero.
Dai: cinema, piscina, cadavere, cosa vi viene mente? Non
certo viale della felicità.
Jane Birkin
Romy Schneider
bella la prima foto di Jane, con quel vestito "a retine" ;)
RispondiEliminaInteressante anche l'abbronzatura che lascia.
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