COSI' DOLCE... COSI' PERVERSA
261_COSI' DOLCE... COSI' PERVERSA ; Italia, 1969; Regia di Uberto Lenzi.
Nemmeno
dieci mesi dopo Orgasmo, Umberto Lenzi ripropone ancora Carroll
Baker in un giallo che si pone nella
scia del famosissimo I diabolici, di Henri-George Clouzot: Così
dolce… così perversa non riesce a bissare il successo del precedente
lavoro dell’autore nato a Massa Marittima, ma risulta comunque una prova
discreta. E’ chiaro che si tratta di un’operazione fatta per sfruttare il
momento favorevole, dovuto ai buoni riscontri di Orgasmo, e alla
disponibilità di una star, seppur in fase calante, come la Baker. Con simili
basi è quasi impossibile chiedere, al cinema di genere italiano
del tempo, di non cadere in tentazione, e quindi è praticamente
fisiologico che quando si trovi una formula funzionale, la si sfrutti, e anche in
modo un po’ pedestre, ad essere onesti. In ogni caso, Così dolce… così
perversa è un film che si lascia guardare, dapprima è intrigante, poi
la trama continua a cambiare i presupposti del complotto e, d’accordo, si perde
un po’ di spontaneità gialla, (molto spesso, più l’intrigo è
sofisticato, meno è efficace) ma sono peccati veniali. Gli attori se la cavano
con mestiere: oltre alla Baker c’è anche Jean-Louis Trintigant, ma bene anche
Horst Frank nel ruolo del cattivo, e le belle oltre che brave Helga Liné e
Erika Blanc mettono nella storia un po’ di pepe, indispensabile visto il tono
della pellicola. La vicenda è ambientata nella società
borghese italiana, ma è difficile stabilire se si possa parlare di critica
sociale, almeno riferendosi a questo film in particolare, mancando all’interno
della pellicola diversi termini di paragone. Ma quella che si desume dal
film è certamente una visione negativa dell’ambito famigliare, con la
difficoltà di coppia a mantenere a lungo la propria sintonia sessuale (e non
solo) e, in questo senso, Lenzi mette a nudo i problemi del tempo in modo
limpido e certamente abbastanza attendibile. Sotto questo punto di vista,
allora, si può anche considerare Così dolce… così perversa come
una critica alla società italiana che, emancipatasi dalle rovine del dopoguerra
si immaginava ora nella agiata condizione borghese. Ma quella borghesia si
trovava però alle prese con inaspettati problemi legati proprio alla situazione
di benessere. A fronte di questa nuova condizione, l’incapacità di reggere il
peso morale di alcune istituzioni come il matrimonio e l’eccessiva importanza
data al denaro, sono due scogli insormontabili e non solo per i personaggi di
Lenzi ma in generale per gli italiani e non solo di quel lontano tempo. Insomma, alla fine, più che le scene e le
trame gialle, inquieta il diffuso cinismo di cui è intrisa l’opera. In
cui, purtroppo, possiamo ancora rifletterci.
Helga Liné
Carroll Baker
Erika Blanc
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