264_VIAGGIO ALLUCINANTE (Fantastic Voyage); Stati Uniti, 1966; Regia di Richard Fleischer.
Titolo quanto mai azzeccato anche nella versione italiana, Viaggio allucinante di Richard Fleischer
racconta di un sottomarino miniaturizzato per potersi introdurre all’interno
del corpo umano e compiere così un’operazione chirurgica altrimenti
impossibile. Siamo dalle parti della fantascienza più estrema, checché ne dica
la didascalia introduttiva che paragona il tema del film ai viaggi spaziali:
ormai si è capito che, sebbene in prima istanza possa sembrare difficile
scorgervi differenze, una impresa molto difficile da realizzare è diversa da
una impossibile. Non al cinema, però: infatti l’impossibile Viaggio allucinante in cui Fleischer ci
conduce, non solo riesce, ma è appassionante e avvincente. L’idea di avere un
limite esiguo di tempo, sessanta minuti, per compiere l’operazione, scandisce
un ritmo serrato alla storia che, in mezzo ai paesaggi interni del corpo umano,
scorre così velocissimo e incalzante. Nel racconto sono presenti una traccia
spionistica e una gialla visto che, come sostiene Isaac Asimov, la fantascienza
può essere intesa anche come un’ambientazione e non solo un genere. Ma, per la verità, Viaggio allucinante, almeno la sua
trasposizione in pellicola, è un puro film di fantascienza fatto e finito.
Anche divertente e curioso, visto che ricorda come la complessità della natura
umana abbia poco da invidiare a quella dello spazio.
E poi c’è Raquel Welch.
Raquel Welch
In memoria di Giuseppe Lippi
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