262_LA SCANDALOSA VITA DI BETTIE PAGE (Notorius Bettie Page); Stati Uniti, 2005; Regia di Mary Harron.
Un film su un personaggio come Bettie Page, molto noto a
livello iconografico ma molto meno conosciuto nello specifico della sua
attività artistica, è da salutare sicuramente con gaudio. Bettie Page fu una
modella, per la precisione era nota come la
regina delle pin-up, di quel genere fetish
che ebbe il suo momento di gloria negli anni ’50 americani. Il fetish e tutte le sue componenti, dal bdsm al bondage, ebbero, al contrario di quanto fu creduto dalle commissioni
inquisitorie, un effetto salutare sulla bigotta società americana del tempo; la
corrente permise, nonostante tutti i divieti e le difficoltà, di dare un minimo
sfogo a quelle inclinazioni che non erano perversioni malate ma che, al
contrario, proprio potevano diventarlo all’interno di società che le opprimesse.
Bettie Page fu la quintessenza dello spirito fetish,
uno spirito che, al di là delle apparenze, delle ambientazioni cupe e
minacciose, era, ed è, più che altro gioioso e divertito. La regista Mary
Harron sceglie Gretchen Mol per il ruolo di Bettie e, tutto sommato, l’attrice
statunitense se la cava egregiamente, sia nel look che nel carattere allegro e
vagamente ingenuo della modella. Altre opzioni registiche della Harron lasciano
perplessi, almeno in principio: la scelta di un bianco e nero molto
enfatizzato, in un primo momento convince poco; ma poi, visti anche gli inserti coloratissimi, ovvero i passaggi
che ripropongono le copertine delle riviste durante il normale flusso delle
immagini, si cambia parzialmente opinione. In fondo si tratta di effetti visivi
un po’ fuori dall’ordinario ma che, nell’insieme, rendono bene il gusto del
tempo, degli anni 50 e della nascente cultura fetish.
Nel complesso il film rimane un po’ in mezzo al guado, anche
se onestamente non era facile fare diversamente: se la vita di Bettie Page fosse
stata vista da un fan o da un cultore del genere, ci sarebbe stata certo più
attenzione a quegli aspetti peculiari del genere stesso, ma si sarebbe quasi sicuramente finiti in un
prodotto che sarebbe stato feticista,
più che la storia di una modella fetish. E parlando di un mito, seppure di nicchia, come Bettie Page, il rischio agiografia
era davvero dietro l’angolo. Prendendone un po’ le distanze, come in fondo fa
giustamente la Harron ,
il fenomeno Bettie Page finisce per sgonfiarsi, in quanto in sé non è che avesse
molto da offrire; forse il fenomeno fetish
andava trattato con maggiore riguardo, mentre la regista le butta solo uno
sguardo paternamente divertito, che finisce per svilire uno dei movimenti culturali
più interessanti del secolo. Insomma, la Harron prova a rimanere in bilico senza scivolare
né da una parte né dall’altra, e tutto sommato riesce a fornire un discreto
omaggio all’adorabile Bettie Page, la
regina delle Pin Up. Per questo si può dire che sia un’opera-tributo sicuramente apprezzabile; peccato manchi
completamente la forza più interessante che poteva attraversarla.
Gretchen Mol
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