249_TERMINAL Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda, Hong Kong, Ungheria 2018; Regia di Vaughn Stein
In The Wolf of Wall
Street poteva essere stata unicamente l’ennesima attrice bellissima di cui
si sarebbero presto perse le tracce; invece con Tonya, Margot Robbie suggellava alla grande il crescendo della sua
carriera, dopo altri ruoli interessanti. Quindi, quando la si vede splendente
nel manifesto di Terminal, film di
cui si va presto a prevedere il carattere eccentrico, viene spontaneo pensare
alla definitiva consacrazione dell’attrice. Tant’è che la Robbie figura pure tra i
produttori del film, quindi una certa idea se la deve essere fatta pure lei. Ed
è forse per questo che si rimane un po’ sgomenti, a fronte di una prestazione
interpretativa della bella Margot che troppo spesso sfiora (volendo essere
gentili) il grottesco, presumibilmente involontario. Certo, il pastrocchio pur
ben confezionato, ben illuminato e ben inscenato, imbastito dal regista Vaughn
Stein non aiuta, ma l’attrice è il baricentro portante del film e la sua
performance contribuisce a mandarlo a fondo. Non che il film sia completamente
da buttare: c’è una bella atmosfera e le scenografie sono accattivanti, ma più
adeguate al set di un programma televisivo che di un film vero e proprio.
Inoltre, tutto il registro interpretativo degli attori è forzato e poco
naturale, il che dopo un po’ viene a noia; con il risultato che
complessivamente l’opera suona troppo
posticcia. I riferimenti ad Alice nel
Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll sono fin troppo evidenti e anche
dichiarati, ma giustificano solo alcune delle stranezze del film, che sono anche quelle più tollerabili; ma le
conversazioni monotone, i battibecchi tra i due killer e soprattutto i dialoghi
che vedono protagonista proprio la
Robbie , non convincono e sono del tutto gratuiti.
Per Terminal non è che sia un grande rammarico: di film alla moda del momento, zeppi di
ingredienti dai sapori all’apparenza forti ma in realtà insipidi, ce ne sono a
dozzine; uno di più non è una tragedia. Peccato invece per la Robbie , perché questa sua
interpretazione esaspera alcuni atteggiamenti già visibili in Tonya; ma, in quel caso, l’impressione
era stata molto positiva e legittimata dal contesto. Ora questa brutta prova
rischia di mettere in cattiva luce anche quella prestazione, lasciando
intendere che l’attrice sia buona solo per fare la caricatura di sé stessa.
Occhio, quindi, cara Margot; e torna in fretta al di qua dello
specchio.
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