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giovedì 28 gennaio 2021

UNO SPARO NEL BUIO

735_UNO SPARO NEL BUIO (A shot in the dark). Regno Unito, Stati Uniti1964. Regia di Blake Edwards.

Blake Edwards, Peter Sellers e l’ispettore Clouseau si ritrovano insieme ad un anno dal precedente e fortunato La Pantera Rosa, in un film, Uno sparo nel buio, che in fin dei conti, oltre a questi elementi ha poco altro in condivisione con il predecessore. L’unico personaggio comune ai due film è infatti quello dell’ispettore che vediamo qui riabilitato in seno alla polizia: una scelta, quella di non darsi troppi pensieri per una eventuale coerenza all’interno delle due pellicole, da approvare, perché permette maggior libertà di manovra sia ad Edwards che a Sellers. Il film risulta così godibile, molto divertente e con una leggera venatura gialla che non guasta affatto. Emblematica la citazione, in questo senso, del piano sequenza iniziale, con i movimenti dei vari protagonisti che entrano ed escono nelle camere della residenza Baloon, visti da una prospettiva che ricorda quella di La finestra sul cortile di Hitchcock. Peter Sellers dà sfoggio della sua proverbiale comicità fisica, combinando pasticci a ripetizione e muovendosi in un contesto ben sostenuto dalla capacità ritmica di Blake Edwards in regia. Da segnalare la presenza scenica di Elke Sommer, assolutamente deliziosa nei panni di Maria Gambrelli, la cameriera sospettata dei vari omicidi. Insomma, un film nel complesso gradevole e divertente, diretto col consueto garbo un filo irriverente di Edwards, interpretato da un Peter Selles in forma e da un’appetitosa Elke Sommers. Ai quali vanno aggiunti almeno Graham Stark (Hercule), Herbert Lom (il commissario Dreyfus), George Sanders (Monsieur Baloon) e Burt Kwouk (nei panni del folle Cato).
Ma, come nella precedente occasione, il vero piatto forte del film sono i titoli di testa, graficamente mirabile opera di George Dunning, sebbene il vertice qualitativo sia la strepitosa musica che li accompagna, composta, come per La Pantera Rosa, dal formidabile Henry Mancini. Se in quell’episodio la traccia sonora del compositore era straordinaria e al contempo adeguata alla bisogna, forse in questa occasione Mancini si supera perché, oltre a soddisfare gli stessi requisiti, riesce a produrre una musica che è persino più bella se presa al di fuori del contesto per cui è stata concepita.
Il che non passi per una critica al film vero e proprio: il racconto filmico è bello, i titoli di testa strepitosi. 




Elke Sommer





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