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martedì 26 gennaio 2021

SANGUE SULLA LUNA

733_SANGUE SULLA LUNA (Blood on the Moon). Stati Uniti1948. Regia di Robert Wise.

Il regista Robert Wise dopo le buone prove offerte con i generi horror (co-regia de Il giardino delle streghe e regia del notevole La Iena) e noir (Perfido inganno e un altro paio di titoli), si cimenta anche con il western. Ma il suo è un western atipico, perché è girato come fosse un noir con sfumature horror. In un bianco e nero con pochissimo bianco e molto nero (opera di Nicholas Musuraca), Wise ci racconta la storia di personaggi inquietanti almeno quanto le lugubri atmosfere create dalle immagini sullo schermo. Il protagonista è, manco a dirlo, lo strepitoso Robert Mitchum, al tempo già ambiguo interprete di alcuni eccellenti noir, stavolta nei panni di Jim Garry, un individuo di dubbia moralità. Garry si trova ingaggiato dal fraterno amico Tate Riling (Robert Preston) nel condurre una truffa ai danni di John Lufton, un allevatore sulle cui bestie ha messo gli occhi il buon Riling. In prima istanza Garry accetterà di sostenere il gioco dell’amico ma poi la vicenda avrà uno sviluppo diverso e soprattutto inconsueto per il genere western; forse l’ispirazione a Wise, in tal senso, sarà venuta dalle passate esperienze cinematografiche. Sarà infatti l’incontro con una donna, una ragazza, a far ravvedere Garry: in buona sostanza si tratta dello sviluppo opposto all’abituale canovaccio noir. Nel noir un uomo retto incontra una donna, in genere bella e disponibile, che lo porta alla perdizione; in questo Sangue sulla luna un poco di buono incontra una ragazza vestita da cowboy, (Emma, la figlia dell’allevatore vittima del raggiro, interpretata da Barbara Bel Geddes), che lo prende a fucilate, prima di redimerlo e indurlo sulla retta via. 

Anche la scena del bacio, uno dei topoi del cinema noir, è qui riproposta, ma per essere spogliata del suo significato di seduzione maligna, tanto che Garry se ne scusa con Emma. La curiosa ostilità iniziale di Emma nei confronti di Garry non è però un fatto isolato nel film: tutti i rapporti sono improntanti in questo senso, e ognuno sembra avere del malanimo da riversare sul prossimo, sia esso coinvolto nelle vicende locali o appena giunto in città. Questo è un elemento di ulteriore difficoltà per colui che voglia avere un atteggiamento solidale con il proprio prossimo; in un simile contesto si può capire la fatica nella scelta finale di Garry. L’amore di Emma è però una lauta ricompensa, sebbene sembra quasi che sia necessario un chiarimento esplicito per rafforzare il concetto; in ogni caso il miglioramento dei rapporti interpersonali è collettivo e contagia, ad esempio, anche Kris Baden (Walter Brennan), un agricoltore coinvolto con l’inganno nel raggiro ai danni di Tate. 

Il colono, in uno dei momenti culminanti del film, dopo aver salvato la vita a Garry ammazzando il bandito che si batteva contro di lui, risponde ai ringraziamenti dell’uomo dicendo che aveva tirato all’altro solo perché era più vicino e quindi più facile da colpire. Una battuta, forse, ma anche una frase che lascia intendere come il disprezzo fosse generalizzato e non si guardasse troppo per il sottile. Per fortuna la scelta di Garry romperà questo muro di odio e diffidenza e, nel finale, lo stesso Baden sarà disposto a rischiare la vita per aiutare l’uomo ferito e inseguito da Riling e dai suoi ex compagni.
Wise non sembra quindi lasciarsi incantare dal mito della conquista del west: la salvezza non è scappare ad ovest. Non è la fuga che permetterà all’uomo di liberarsi dal male e dalla corruzione che infesta le città dell’est: anche alla frontiera la strada verso l’onestà è sempre ardua, proprio come in una metropoli dei film noir.  






 Barbara Bel Geddes



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