733_SANGUE SULLA LUNA (Blood on the Moon). Stati Uniti; 1948. Regia di Robert Wise.
Il regista Robert Wise dopo le buone prove offerte con i
generi horror (co-regia de Il
giardino delle streghe e regia del notevole
Anche la scena del bacio, uno dei topoi del cinema noir, è qui riproposta, ma per essere spogliata del suo significato di seduzione maligna, tanto che Garry se ne scusa con Emma. La curiosa ostilità iniziale di Emma nei confronti di Garry non è però un fatto isolato nel film: tutti i rapporti sono improntanti in questo senso, e ognuno sembra avere del malanimo da riversare sul prossimo, sia esso coinvolto nelle vicende locali o appena giunto in città. Questo è un elemento di ulteriore difficoltà per colui che voglia avere un atteggiamento solidale con il proprio prossimo; in un simile contesto si può capire la fatica nella scelta finale di Garry. L’amore di Emma è però una lauta ricompensa, sebbene sembra quasi che sia necessario un chiarimento esplicito per rafforzare il concetto; in ogni caso il miglioramento dei rapporti interpersonali è collettivo e contagia, ad esempio, anche Kris Baden (Walter Brennan), un agricoltore coinvolto con l’inganno nel raggiro ai danni di Tate.
Il colono, in uno dei momenti culminanti del film, dopo aver salvato la vita a Garry ammazzando il bandito che si batteva contro di lui, risponde ai ringraziamenti dell’uomo dicendo che aveva tirato all’altro solo perché era più vicino e quindi più facile da colpire. Una battuta, forse, ma anche una frase che lascia intendere come il disprezzo fosse generalizzato e non si guardasse troppo per il sottile. Per fortuna la scelta di Garry romperà questo muro di odio e diffidenza e, nel finale, lo stesso Baden sarà disposto a rischiare la vita per aiutare l’uomo ferito e inseguito da Riling e dai suoi ex compagni.
Wise non sembra quindi lasciarsi incantare dal mito della conquista del west: la salvezza non è scappare ad ovest. Non è la fuga che permetterà all’uomo di liberarsi dal male e dalla corruzione che infesta le città dell’est: anche alla frontiera la strada verso l’onestà è sempre ardua, proprio come in una metropoli dei film noir.
Barbara Bel Geddes
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