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lunedì 11 gennaio 2021

LO SCEICCO BIANCO

718_LO SCEICCO BIANCO . Italia; 1952. Regia di Federico Fellini.

Dopo Luci del varietà, girato con Alberto Lattuada, Federico Fellini dirige il suo primo film interamente da solo, Lo Sceicco Bianco. Per molto tempo sottovalutato, il film con Alberto Sordi nelle vesti di interprete di fotoromanzi, è oggi ormai giustamente riconsiderato. Ne Lo Sceicco Bianco ci sono molti elementi della poetica felliniana, sebbene trattati in forma forse meno esagerata rispetto ai successivi film del regista. In fondo, Wanda (Brunella Bovo), la protagonista, lo dice a chiare lettere: “La vera vita è quella del sogno, ma a volte il sogno è un baratro fatale”; il che potrebbe essere la dichiarazione programmatica dell’autore per la futura carriera. La giovane sposina è una sognatrice ingenua e incarna perfettamente una certa predisposizione dell’animo di Fellini; suo contraltare, nel film, è il marito Ivan Cavalli (Leopoldo Trieste), esponente di un’attitudine borghese ad organizzare e inquadrare rigidamente tutto. La presumibile incapacità, da parte di Ivan, di gestire già la normale routine esplode quando la moglie sparisce di scena e la differenza tra le ambizioni dell’ometto e le sue reali capacità alimentano la vena comica della storia. Questa inadeguatezza alle proprie aspirazioni e alle aspettative è oltretutto evidenziata dal confronto tra Ivan e lo zio (Ugo Attanasio), uomo tutto d’un pezzo che incarna gli ideali patriottici della prima metà del secolo. In questo semplice contrasto c’è la piccola ma significativa critica alla società italiana del dopoguerra, che prova ad emanciparsi borghesemente senza averne la tempra necessaria ma soltanto la stolta presunzione. 

La figura di Wanda è invece tratteggiata con una certa benevolenza: eccessivamente remissiva nella vita reale, la ragazza vive ingenuamente il mondo immaginario con una profonda fiducia che verrà poi tradita dai personaggi che quel mondo l’avevano ispirato. In particolare a franare miseramente è proprio l’architrave portante di tutti i sogni della povera Wanda: si tratta, ovviamente, dello Sceicco Bianco, alias Fernando Rivoli (alias Alberto Sordi in una delle migliori performance della sua sterminata carriera). Il Rivoli è un interprete di fotoromanzi, nella parte dell’esotico sceicco, e Wanda se ne è innamorata, perlomeno nel suo mondo segreto. In realtà il personaggio in questione è un mentecatto che proverà seduta stante ad approfittare della ragazza, dimostrando l’animo meschino che lo contraddistingue. La vicenda si sbriga velocemente, elemento coscientemente voluto da Fellini visto che, nella sua carriera di sceneggiatore, l’autore aveva già dimostrato di cavarsela egregiamente anche nell’intessere trame narrative di spessore. Ma probabilmente al cineasta riminese non interessava l’intreccio, quanto gettare le basi della sua poetica o sperimentare, già da questo suo sostanziale esordio in veste di regista, i temi che gli stavano a cuore. 

C’è una scena, quella che viene sempre mostrata nelle fotografie de Lo Sceicco Bianco, emblematica, ed è quella dell’altalena. Wanda scorge il suo eroe sul trespolo di un’altissima altalena, una postazione che è difficile pensare come lo scarsamente aitante Rivoli possa aver raggiunto. Eppure, basta un lieve balzello e lo sceicco salta giù per trovarsi a tu per tu con la sua ammiratrice. Ovviamente c’è una lettura soggettiva, della cosa, per cui la posizione irraggiungibile dell’eroe non è reale bensì quella che appare agli occhi incantati di Wanda. Ma Fellini non evidenzia affatto questo, inserendo quelle immagini senza soluzione di continuità nel suo film come se, effettivamente, mondo reale e mondo immaginario potessero coesistere o essere considerati della stessa valenza. Un altro passaggio interessante è la comparsa di Cabiria (Giulietta Masina) che interpreta una prostituta ma lo fa in un modo del tutto anomalo rispetto ai canoni. In seguito Fellini riprenderà il personaggio (Le notti di Cabiria) ma se dedicare ad una prostituta un intero film italiano, nel 1957, fu un fatto clamoroso, anche tratteggiarne la figura con sincero affetto e simpatia, e senza alcuna malizia, soltanto cinque anni prima, non era cosa affatto scontata. Va detto che, nel finale, tutto si ricompone e Wanda, ricongiunta ad Ivan, può conoscere i parenti di lui e andare all’udienza in Vaticano. Difficile immaginare un lieto fine tanto riconciliante con i dettami della consuetudine, in Italia: recarsi con tutta la famiglia ad una visita del papa.
Ma ormai il seme del cinema felliniano era stato gettato.  
 




Brunella Bovo



2 commenti:

  1. non ho capito la conclusione, perchè dici che è difficile immaginare un lieto fine in Italia?

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  2. Intendo dire che è difficile immaginare un lieto fine più lieto di così, in Italia. Salvato il matrimonio e l'unità famigliare, ossequio alla religione con la visita al papa. Da Fellini fa un po' strano, ma è chiaro che intanto le sue frecciate le aveva tirate.

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