730_TORNA! . Italia; 1953. Regia di Raffaello Matarazzo.
Il regista Raffaello Matarazzo conferma la sua fama di specialista in melodrammi sentimentali con questo Torna!, un film che vede protagonista la collaudata coppia Amedeo Nazzari e Ivonne Sanson. Il primo interpreta Roberto Varesi, la seconda Susanna, ai quali va aggiunto Giacomo Marini (Franco Fabrizi) per completare il triangolo amoroso. In ballo, oltre al cuore di Susanna, conteso dai due uomini, c’è anche l’eredità del comune zio, in quanto i due sono cugini. Per altro, l’attività cantieristica dello zio sta’ andando a picco e tutte le proprietà sono pignorate. Al che Giacomo, che per sua ammissione non ha né coraggio imprenditoriale né voglia di lavorare, va a far fortuna al casinò, lasciando campo libero a Roberto che risolleva le sorti del cantiere e conquista Susanna. La coppia lavora sodo e si avvia alla classica vita felice, con tanto di matrimonio con bimbetta a completare il quadro. Clamorosamente Giacomo riesce a far fortuna davvero alla roulette, grazie anche all’aiuto di Viviana (Enrica Dyrell), e torna ben fornito di soldi per prendersi l’amata Susanna. Fin qui un dramma sentimentale tutto sommato nei canoni del genere, sebbene ben diretto, fotografato e interpretato. A questo punto arriva la classica impennata melodrammatica tipica di Matarazzo, con Giacomo che imbastisce un intrigo che invischia personaggi e spettatori in una ragnatela a cui è francamente difficile sottrarsi, finanche faccia meccanicamente leva sugli istinti primari dell’animo umano.
Anche in questo caso appare eccessivo l’uso strumentale della bambina, sebbene non si raggiungano i livelli del precedente Vortice; qui forse è la deriva avventurosa che, prendendo il sopravvento, rende accettabile il tutto, per quanto le coincidenze narrative siano oltre i confini del credibile (la frana, la donna pazza che perse la figlia). Detto di questi elementi, che sono il tasto considerato dolente dell'opera e sono innegabilmente riscontrabili guardando il film, ci sono alcuni aspetti interessanti di questo Torna! che vale la pena sottolineare. Innanzitutto il rapporto di Roberto con la figlia, che subisce pesanti sbandamenti quando l’uomo crede di non esserne il padre. Per quanto poco nobili, i dubbi affettivi dell’uomo sono comprensibilmente naturali, sebbene in genere sia un argomento un po’ scomodo da affrontare. Ha naturalmente ragione l’avvocato amico di Roberto, quando dispensa buonsenso e invita l’uomo a non distaccarsi affettivamente dalla piccola. C'è però una sorta di eco di quell'istinto, forse profondamente maschile, che ci dice proprio l'opposto, in queste situazioni. E' un sentimento odioso, come l'invidia o la gelosia, ma di cui si parla poco e sorprende vederlo così ben tratteggiato al cinema. Inoltre, un altro aspetto interessante è la figura del cattivo: la presenza di una croce ben evidente sul letto di morte di Giacomo sembra sottolineare la visione cristiana dell’opera, nella quale anche il peggiore degli uomini può e deve pentirsi prima di presentarsi all’Altissimo. In effetti, è legittimo pensare che all’uomo accada proprio questo, anche perché sono le parole dello stesso Giacomo a indicarlo. Questi, però, non è propriamente mostrato come un cattivo realmente tale, cioè uno che ami fare del male senza motivo. Giacomo è sicuramente un elemento non esemplare, non ama il lavoro e ama invece il gioco e la bella vita; è anche vero che non si fa troppi scrupoli, ma tutte le sue scorrettezze mostrate nel film sono motivate dal sentimento verso Susanna. Alla base dei suoi intrighi, del suo brigare, c’è dunque l’amore; sebbene ammetta una forte antipatia istintiva verso Roberto, questa non sembra sufficiente a coinvolgerlo in atti apertamente ostili. E anche la ricchezza è vista come un fatto secondario, e di molto, rispetto all’attrazione sentimentale: l’amore è quindi il vero motore del mondo, ma se è vero che spinge le azioni degli uomini giusti, è anche la forza motrice di quelle dei meno giusti. E di questo sovrumano desiderio,
Yvonne Sanson
strano il titolo di questo film :D però mi piace molto questa cosa di mettere l'amore al centro di tutto :) ... e Giacomo, dalla descrizione che ne fai, sembra un personaggio molto interessante!
RispondiEliminaBeh, il melò è un genere particolare. Lì per lì può risultare indigesto ma se ci si fa la bocca è molto interessante. Oggi temo non sia più nelle corde del pubblico, visto che l'emancipazione femminile si è orientata in tutt'altra direzione. Il melodramma era un genere che si definisce femminile in quanto verteva su temi che, per tradizione e forse natura, erano più evidenti nella donna. Visto come sono andate le cose forse non era la vera natura della donna, ma il frutto di un'evoluzione culturale (ma che dove aveva attinto se non nella natura intrinseca delle cose? mah.). Fatto stà che oggi il pubblico femminile preferisce altro e il genere può sopravvivere soltanto in forma spuria.
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