710_LA SANGUINARIA (Deadly is the Female). Stati Uniti; 1950. Regia di Joseph H. Lewis.
Il titolo originale di La Sanguinaria di Joseph H. Lewis, è Deadly is the female; successivamente il film fu conosciuto anche come Gun Crazy. In ogni caso il riferimento di queste definizioni è sempre la Annie Laurie Starr interpretata magnificamente da Peggy Cummins. Eppure, se vogliamo essere precisi, il protagonista della storia è Barton Tare (John Dall): è lui che è al centro dell’incipit del lungometraggio e l’arrivo sulla scena di Annie dà certamente un’accelerata alla vita del ragazzo, ma non ne cambia poi molto il verso. In quest’ottica il lavoro di Joseph H. Lewis risulta addirittura sorprendente: La Sanguinaria è un crime movie fortemente noir e l’impostazione generale sembra rispettare i canoni del genere. C’è il protagonista con qualche incertezza che l’incontro con la dark lady di turno porterà alla rovina. E’ uno schema perfettamente applicabile anche al film di Lewis, è evidente, ma ci sono alcune sostanziali sottolineature da parte del regista. Che sono nel citato incipit: innanzitutto il furto della pistola, con Barton ancora adolescente a rompere una vetrina di un negozio. Poi si va ancora più indietro nel tempo, con Barton fanciullo che, senza alcun motivo, abbatte un pulcino con un’arma ad aria compressa. La morte del piccolo uccello è fonte di trauma per il ragazzino e, probabilmente, da lì deriva la sua contrarietà all’uso delle armi da fuoco contro esseri viventi. In questo senso viene citato il caso di un incontro con un puma con Barton che si rifiuta di sparare al felino. Però, nel bilancio complessivo dell’incipit, vanno comunque messi a referto il fascino per le armi (la carabina, la pistola), ma anche per l’idea di sparare gratuitamente verso qualcosa e uccidere (il pulcino) oltre ad una predisposizione a non accettare imposizioni, anche a costo di infrangere la legge (il furto della pistola).
Il riformatorio in cui finisce il nostro Barton non cambia lo stato delle cose se, quando si ripresenta al paese natio, lo fa con un set di pistole inglesi da collezione. Ed è su questa base che si innesta la figura di Annie, certamente più spregiudicata e priva di qualsiasi scrupolo, specie se c’è da togliere di mezzo qualcuno che si oppone alle loro azioni banditesche. Se, come detto, nei noir del periodo la dark lady era la figura che seduceva e corrompeva l’eroe, Annie sembra piuttosto mettere Barton di fronte alla vera natura della sua indole: una pistola serve per sparare e l’atto di sparare è violento in modo intrinseco, hai voglia a raccontare che è bello sparare ai bersagli del piattello. Cioè, intendiamoci, indiscutibilmente sparare con una arma (da fuoco o meno) da sensazioni forti e, a seconda dei gusti, anche piacevoli, ma proprio perché manifesta una potenza (colpire obiettivi a distanza) che è legata alla natura violenta che contraddistingue la specie umana. Quindi, La Sanguinaria non racconta tanto di una donna che seduce e porta alla rovina un uomo, ma di un uomo la cui malcelata indole violenta e il suo manifesto amore per le armi non potevano che mandare in rovina.
Peggy Cummins
poco consolante :(
RispondiEliminaBeh, Alessandro, stante la situazione non è che ci sia molto da consolarsi ;) . Piuttosto c’è da ammettere che la violenza è nella nostra natura, in modo da poter prendere poi le adeguate contromisure. Allora sì che ci si potrà consolare. Ma finché si sente dire che una pistola non è 'cattiva' in sé, stiamo freschi. Non sarà cattiva, ovvio, ma è pensata, progettata e costruita per sparare. E non certo ai piattelli. Non sto dicendo che non vanno costruite (anche se...) ma che almeno si cominci a smetterla con certe ipocrisie: insomma, proprio come ci insegna il film di Joseph 'la locomotiva' H. Lewis.
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