723_LA GABBIA . Italia, Spagna; 1985. Regia di Giuseppe Patroni Griffi.
Dopo un passaggio in una sfavillante e colorata Parigi, tra le luci di una notte prenatalizia, che accompagna i titoli di testa, la storia di La Gabbia, film di Giuseppe Patroni Griffi, comincia guardando nello spioncino di una porta. Non siamo forse ai livelli di
Alvaro Vitali che guarda nel buco della serratura ma, insomma, nemmeno troppo
lontani. Ed è un inizio abbastanza indicativo del livello del film che appunto ci apprestiamo a vedere. E’ curioso come certi argomenti, considerati tabù, vengano
sbandierati in sede di promozione di queste pellicole, per essere poi
affrontati, in fin della fiera, in modo bigotto. Alla fine sembra quasi che gli
autori diano valore, metaforicamente, alle parole del figlio di Helen (Florinda
Bolcan): spesso le femmine vogliono fare i giochi dei maschi, ma finiscono per
combinare guai. Il senso ricercato dagli autori è che il gioco sadomasochista
imbastito da Marie (Laura Antonelli) e Michael (Tony Musante) è finito male
perché è stata la donna ad assumere il ruolo dominante. Che è un punto di vista
bigotto e che sconfessa gli appetiti solleticati dalla pellicola; insomma, una
contraddizione che pasticcia ulteriormente il quadro generale. Vale quindi davvero il discorso fatto dal piccolo ma la metafora da applicare è un’altra: lasciamo
agli autori capaci il compito di maneggiare argomenti difficili o perlomeno
inusuali. Il film, nel complesso scialbo e pruriginoso o poco più, vede la
partecipazione, tra gli sceneggiatori, di Lucio Fulci. E’ forse a lui che
dobbiamo alcune derive quasi irrazionali e insolitamente cruente (sia per il
tipo di pellicola, sia per il tenore stesso di questa in particolare); che, peraltro, sono tra gli spunti meno noiosi dell’opera. Debole la prova della
Antonelli (buona solo la scena in cui si sfila le calze e lega al letto
l’amante); Musante in verità se la cava bene ma è in un ruolo troppo passivo. Insufficiente
Blancha Marsillach nei panni di Jacqueline, personaggio che nella storia assume
un’importanza che l’attrice spagnola proprio non riesce a rendere. Meglio
Laura Antonelli
c'è qualche allusione sessista dunque...
RispondiEliminacomunque per niente facile sdoganare questo genere in italia, ancora oggi mi pare che ci siano parecchi problemi, se il punto di riferimento di molti sono i vari "50 sfumature", nemmeno italiani poi...
Si certo l'argomento è scivoloso; comunque secondo me peggio del sessismo (che è solo una velatura) nel film è la banalità e la noia che procura. Rendere noioso il sesso è clamoroso: mica lo si sposa, il film (battuta, eh!, :) amici sposati )
RispondiEliminaahah va bene ;) anch'io faccio spesso battutine sul matrimonio, questo intoccabile sacramento :P
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