235_APPUNTAMENTO CON L'ASSASSINO (L'aggression). Francia, Italia 1975; Regia di Gérard Pirès.
Partendo da uno spunto simile a Duel (racconto di Richard Matheson, film di Steven Spielberg),
tratto da un libro di John Buell, da cui il regista Gérard Pirès e Jean-Patrick
Manchette traggono la sceneggiatura, Appuntamento
con l’assassino è un film dove si sommano molti generi cinematografici e
che nella figura del giustiziere della
notte del film di Michael Winner ha il più evidente riferimento. La
sensibilità dell’opera lo pone quindi come film di genere: non c’è un grande sviluppo delle psicologie e, in generale,
tutta la storia raccontata manca di profondità. Si tratta di un film di puro
svago e, seppur sufficientemente divertente, in qualche passaggio un po’
sottotono. C’è una commistione di generi che è senz’altro uno degli aspetti più
interessanti (ma anche più interlocutori): si parte come un thriller, con gli
anonimi e minacciosi motociclisti che incombono sulla Volvo di Paul (Jean-Luis Trintignant), che sconfina presto nel film
di azione per via dei furibondi inseguimenti. Il dramma dello stupro e
dell’uccisione di moglie e figlioletta di Paul fa pensare ad un revenge-movie, poi la trama si tinge
anche di giallo, quando si cerca di scoprire l’identità dei centauri mascherati
dai caschi integrali con visiera oscurata. A questo punto salta fuori Sarah, la
cognata di Paul, una Catherine Deneuve in fulgida forma, che ci propone un
personaggio davvero spiazzante, non sempre credibile ma con alcuni momenti
deliziosi. Il pastiche di generi non
funziona propriamente ma le scene di azione con gli spericolati inseguimenti
tra le Kawasaki e una superba Fiat 132 sono davvero memorabili.
Un
fatto curioso della storia è che non vi sono personaggi, almeno tra quelli
principali, apprezzabili: Paul, il protagonista, ha degli atteggiamenti odiosi
e comunque opta per la scelta, sbagliatissima in tutti sensi, della vendetta
approssimativa (e fuori obiettivo); Sarah è incomprensibile; i centauri sono
teppisti di pessima risma; André, il cameriere (Claude Brasseur) è uno psicopatico
pericolosissimo che ha la mania di registrare gli audio di tutto quanto gli
capita (ma, ovviamente, quello è il meno dei mali).
E anche le forze dell’ordine non ci fanno una gran figura: la peggiore del lotto è proprio la più importante, ovvero la giudice istruttore (Milena Vukotic) che, alla fine, anche per coprire le proprie manchevolezze, chiude salomonicamente tutte e due gli occhi sull’aggressione dei centauri, sulla falsa testimonianza del viscido Sauguet (Franco Fabrizi) e addirittura sull’azione di Paul che prende a fucilate (ferendone uno) quelli che secondo lui erano i presunti assassini di sua moglie e sua figlia. Finale assolutorio (assassino a parte, ma sarebbe
stato il colmo) per tutti questi personaggi che, al contrario, di innocente
avevano ben poco.
Comunque, indimenticabile la Deneuve alla guida della Fiat 127.
Catherine Deneuve
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