1122_LES CROIX DE BOIS . Francia 1932; Regia di Raymond Bernard.
Opera molto sottovalutata, Les Croix de Bois di
Raymond Bernard è un robusto film bellico ambientato nella regione francese
dalla Champagne durante la Prima Guerra Mondiale. E’ pura guerra
di trincea, quella a cui assistiamo, di quelle più pesanti e nella sua fase più
acuta. C’è il tremendo fuoco d’artiglieria e ci sono i forsennati attacchi
suicidi sotto il falciante crepitare dei colpi della mitragliatrice. La
tensione non è snervante per via delle interminabili attese, ancora no; non
siamo ancora nella fase di logoramento della guerra di trincea. Però in questo
senso ci sono i lamenti dei soldati agonizzanti nella terra di nessuno,
la striscia che divideva le trincee nemiche, davvero strazianti. Inoltre, un
peso notevole per alimentare la tensione costante ce l’avevano anche gli scavi
sotto le trincee con cui si provava a far saltare in aria il nemico: in pratica
i colpi di piccone dal fondo della ridotta mettevano in allarme i soldati del
pericolo, ma quell’angosciante e costante rumore era al contempo una sorta di
garanzia a scadenza. Infatti finché gli scavatori facevano vibrare i picconi si
poteva stare relativamente tranquilli che i lavori non erano ancora terminati:
quando cessavano, lo scoppio era imminente. Raymond Bernard, dopo un avvio con
qualche velleità simbolica nelle evocative scene dei soldati allineati a cui si
sovrappongono le croci dei caduti nei cimiteri di guerra, si attiene al testo
bellico concedendo giusto qualche digressione sul cameratismo dei soldati
francesi. Ma non è un’operazione troppo insistita, in questo senso: certo, Gabriel
(Pierre Blanchar), il giovanissimo aggregato, rimane nella memoria più degli
altri, ma il racconto non si concentra troppo sulle varie personalità. Eppure,
grazie ad un uso corale della regia e del racconto, la storia funziona e ci si
affeziona comunque ai volti dei soldati francesi anche se nessuno emerge in
modo poi così netto come potrebbe accadere in un film hollywoodiano. Nel
complesso la solida mano di Bernard in regia, che indugia insistentemente sulle
fasi belliche, risulta particolarmente intelligente e stimolante. Non c’è un
messaggio retorico o comunque dichiarato, sull’assurdità della guerra,
sull’importanza della pace o altre riflessioni già belle preparate e fornite
allo spettatore su un piatto d’argento. No, in Les Croix de Bois, a parte
le dissolvenze iniziali quanto mai esplicite, dove ai soldati si sovrappongono
le croci del cimitero militare (le croci di legno, titolo dell’opera)
c’è unicamente il vero volto della violenza della guerra. Ma le immagini sono
talmente forti e funzionali che è davvero uno sforzo minimo quello che ci viene
richiesto per trarre le conclusioni. Verrebbe la tentazione di dire che si tratta
di un modo di raccontare moderno, ma in realtà oggi è un’operazione più
rara di quanto non fosse ai tempi.
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