1136_EGONMANIA - ISLAND WITHOUT HOPE (Egomania. - Insel ohne Hoffnung). Germania Ovest 1986; Regia di Christoph Schlingensief.
Il primo termine che identifica questo film è Egomania:
qui bisognerebbe capire se il riferimento è interno alla trama – ‘trama’:
si fa per dire – dell’opera o se invece provocatoriamente possiamo intenderlo piuttosto
al suo autore. In effetti Egomania – Island without hope potrebbe essere
un’immersione nell’ego di Cristoph Schlingensief: o meglio, prendendo in
prestito le teorie freudiane in proposito, potremmo dire che il film è un
viaggio nell’es con qualche irruzione sulla scena del super-ego.
Perché l’ego, anche qualora vi fosse un eccesso di autostima, ha o dovrebbe
avere una qualche forma di equilibrio (quello raggiunto tra l’es e il
super-ego, appunto) condizione che manca a Egomania – Island without hope.
Interpretazioni provocatorie a parte, l’allergia artistica di Schlingensief per
gli abituali codici narrativi è nota e quindi non stupisce la confezione
formale del suo film. Semmai sorprende che, in alcuni passaggi, ci sia una
certa attenzione alla composizione della scena secondo i canoni del bello in
senso classico. In ogni caso l’autore tedesco conserva tutta la brutalità
figurativa di cui è capace, sebbene sulla scena la presenza di una giovanissima
Tilda Swinton riesca a far risaltare la dolcezza e la grazia anche in un
contesto senza speranza come questa fatidica isola baltica immortalata nel
film. A far da sponda alla sua classica poetica è Udo Kier nel ruolo di un
folle barone il cui alter ego è l’ancora più folle Zia del Diavolo, che si
accompagna a personaggi poco raccomandabili tra cui la strega Ria (una
massiccia Anna Fechter) ribollente di sentimenti negativi. Ma come può una
singola mente contenere un simile campionario di orrori e stramberie come quello
che Schlingensief vomita anche stavolta sullo schermo con il suo stile
disomogeneo, surrealista, post-industriale, apocalittico? L’impressione,
conoscendo la sua filmografica e cercando di cogliere i riferimenti
intellegibili del film – ove possibile – è che la cosa possa essere influenzata
dalla situazione vigente al tempo nella Germania Ovest, dove il concentrato del
rimorso per il passato nazista (l’es) sia compresso dalle nuove
direttive borghesi di soprassedere e pensare a consumare (il super-ego).
Non c’è poi quindi da stupirsi se il risultato sia stato un paese rappresentato,
tra le altre cose, anche da un cinema come quello di Cristoph Schlingensief.
Tilda Swinton
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