1138_JOHNNY GUNMAN . Stati Uniti 1957; Regia di Art Ford.
Unico film diretto dal Art Ford, Johnny Gunman
è un gangster movie nel quale il suo autore prova a dare un’interpretazione
originale di questo genere di film senza scadere negli eccessi della
sperimentazione. Il film ha un’impostazione quasi teatrale, la trama e l’azione
sono in effetti ridotti al minimo rispetto al consueto; di contro i dialoghi
sono serrati ed è in questo modo che si delineano le psicologie dei personaggi.
La scena nella quale il drammaturgo Sidney Well (Woodrow Parfrey) batte vigliaccamente
in ritirata semplicemente perché Coffee (Ann Donaldson) invoca il nome di
Johnny è simbolica di come tutto il film si fondi sulla forza del dialogo. Il
Johnny in questione è Johnny G. (alias il Johnny Gunman del titolo,
interpretato dall’esordiente Martin E. Brooks) gangster di New York e Sidney, una
mezzacalzetta che si atteggia a intellettuale bohémien, non ha tutti i torti a
piantarla di fare lo stupido con l’ingenua Coffee, una volta appreso che
la ragazza ha stretto un legame serio con il baldo giovanotto. Per altro Johnny
in quel momento ha tutt’altro per la testa, essendo alla resa dei conti con
Allie (Johnny Seven), suo amico sin dall’infanzia ma che ora gli contende il
ruolo di boss mafioso visto che il padrino Lou Caddie (Nick Rosse) è
finito al fresco. La storia si muove nel mondo della criminalità, una sfida tra
due gangster, un tipico esempio di cinema d’avventura metropolitana, ma Art
Ford cerca di sfruttare a suo vantaggio la mancanza di budget per cavarci un
film che abbia un approccio più artistico al genere. Coffee, la protagonista femminile,
non è una dark lady – c’è Mimi (Carrie Raddisson) che svolge marginalmente e al
contempo sontuosamente questa parte – ma una scrittrice in cerca di ispirazione.
Per altro anche il ruolo di damsel in distress le va stretto, visto che
la minaccia portatale da Sidney è davvero poca cosa e per scongiurarla, come
detto, alla ragazza basta minacciare di avvertire Johnny. L’attrazione che il
gangster esercita su Coffee rappresenta il fascino del Male o, restando
in ambito cinematografico, dei crime movie. La violenza contenuta in
queste produzioni è in effetti un problema, ovviamente se mal interpretata, e
nei dialoghi tra Coffee e Johnny si possono leggere riferimenti in questo
senso. Dal canto suo Art Ford cerca di dare una rappresentazione stilizzata
alla violenza fisica, evitando gli eccessi dell’azione e limitandola ad
un’aggressione vigliacca e al duello finale. Da un punto di vista verbale, al
contrario, Johnny comincia il racconto con una verve brutale nei dialoghi,
sebbene finisca per essere progressivamente più addolcito dalla comprensione
trovata presso Coffee. In termini di confezione formale Art Ford, grazie ad una
splendida fotografia in bianco e nero e all’utilizzo competente della colonna
sonora in chiave jazz, prova quindi a darci una versione aggiornata dei noir
del decennio precedente. Nel complesso, con un risultato finale non eccezionale
ma certamente onorevole.
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