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giovedì 20 ottobre 2022

JOHNNY GUNMAN

1138_JOHNNY GUNMAN . Stati Uniti 1957; Regia di Art Ford.

Unico film diretto dal Art Ford, Johnny Gunman è un gangster movie nel quale il suo autore prova a dare un’interpretazione originale di questo genere di film senza scadere negli eccessi della sperimentazione. Il film ha un’impostazione quasi teatrale, la trama e l’azione sono in effetti ridotti al minimo rispetto al consueto; di contro i dialoghi sono serrati ed è in questo modo che si delineano le psicologie dei personaggi. La scena nella quale il drammaturgo Sidney Well (Woodrow Parfrey) batte vigliaccamente in ritirata semplicemente perché Coffee (Ann Donaldson) invoca il nome di Johnny è simbolica di come tutto il film si fondi sulla forza del dialogo. Il Johnny in questione è Johnny G. (alias il Johnny Gunman del titolo, interpretato dall’esordiente Martin E. Brooks) gangster di New York e Sidney, una mezzacalzetta che si atteggia a intellettuale bohémien, non ha tutti i torti a piantarla di fare lo stupido con l’ingenua Coffee, una volta appreso che la ragazza ha stretto un legame serio con il baldo giovanotto. Per altro Johnny in quel momento ha tutt’altro per la testa, essendo alla resa dei conti con Allie (Johnny Seven), suo amico sin dall’infanzia ma che ora gli contende il ruolo di boss mafioso visto che il padrino Lou Caddie (Nick Rosse) è finito al fresco. La storia si muove nel mondo della criminalità, una sfida tra due gangster, un tipico esempio di cinema d’avventura metropolitana, ma Art Ford cerca di sfruttare a suo vantaggio la mancanza di budget per cavarci un film che abbia un approccio più artistico al genere. Coffee, la protagonista femminile, non è una dark lady – c’è Mimi (Carrie Raddisson) che svolge marginalmente e al contempo sontuosamente questa parte – ma una scrittrice in cerca di ispirazione. Per altro anche il ruolo di damsel in distress le va stretto, visto che la minaccia portatale da Sidney è davvero poca cosa e per scongiurarla, come detto, alla ragazza basta minacciare di avvertire Johnny. L’attrazione che il gangster esercita su Coffee rappresenta il fascino del Male o, restando in ambito cinematografico, dei crime movie. La violenza contenuta in queste produzioni è in effetti un problema, ovviamente se mal interpretata, e nei dialoghi tra Coffee e Johnny si possono leggere riferimenti in questo senso. Dal canto suo Art Ford cerca di dare una rappresentazione stilizzata alla violenza fisica, evitando gli eccessi dell’azione e limitandola ad un’aggressione vigliacca e al duello finale. Da un punto di vista verbale, al contrario, Johnny comincia il racconto con una verve brutale nei dialoghi, sebbene finisca per essere progressivamente più addolcito dalla comprensione trovata presso Coffee. In termini di confezione formale Art Ford, grazie ad una splendida fotografia in bianco e nero e all’utilizzo competente della colonna sonora in chiave jazz, prova quindi a darci una versione aggiornata dei noir del decennio precedente. Nel complesso, con un risultato finale non eccezionale ma certamente onorevole.          




Carrie Raddisson




Ann Donaldson 


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