1144_SWIMMING POOL .Francia, Regno Unito 2003; Regia di François Ozon.
L’incipit londinese di Swimming Pool, film di François Ozon del 2003, è da un punto di vista visivo piuttosto sconfortante. Dal canto suo non è che la storia decolli subito, con Sarah (Charlotte Rampling), scrittrice di romanzetti gialli, che viene invitata dal suo editore, John Bosload (Charles Dance), a prendersi una vacanza in terra francese per ricaricare le pile e trovare nuova linfa ispiratrice. Ma non sono certo queste timide schermaglie a destare perplessità: più che altro è la fotografia anonima da videocamera che sembra ciò che c’è di meno stimolante al cinema. Poi Sarah arriva nella casa francese di John che l’editore le ha messo a disposizione e il film, come per magia, lentamente ma inesorabilmente, si accende, proprio insieme alla creatività letteraria della donna. Si comincia ad intravvedere l’uso più attivo della profondità di campo, i giochi compositivi dell’immagine, la fotografia che, a sottolineare la presenza del sole francese, diviene più calda. Sulla scena irrompe poi Julie (Ludivine Sagnier) che si presenta in forma smagliante, sia fisicamente che dal punto di vista dialettico. Memorabile il suo “cazzo, sta tizia ha proprio una scopa infilata nel culo” riferito all’impettita Sarah/Charlotte Rampling. Il confronto tra le due donne che si trovano a condividere la casa, Julie è la figlia di John, è uno dei temi del film e se la Sagnier sciorina una giovanile bellezza mozzafiato, la Rampling su questo terreno lascia fare, subisce per la maggior parte del tempo ma alla fine tira fuori la classe innata, oltre ad un fisico altrettanto sorprendente, considerato l’età.
Ozon si sofferma molto sugli aspetti erotici della vicenda, forse un po’ gratuitamente e forse no; è interessante, ad esempio, notare come le scene più stuzzicanti siano quelle ammiccanti alla fisicità di Julie, più che le sue scorribande sessuali con il ben-capitato di turno (il termine malcapitato sarebbe quanto mai improprio). Nella casa, tra Sarah e Julie la situazione è dapprima tesa, poi via via si scioglie ma in seguito subentra un’improbabile traccia gialla, o giallo-erotica per essere fiscali. Ma non è tanto la storia, del tutto sconclusionata, a intrigare: è la capacità di Ozon di creare suggestioni, tra rimandi al cinema (addirittura a Hitchcock, per certe pennellate) e soluzioni narrative appena accennate che lasciano ampi spazi all’interpretazione. Che la mano in regia più significativa, in sostanza quella con l’ambientazione francese, voglia significare che non vediamo la realtà ma siamo tra le pagine di Sarah? In effetti il libro che la donna scrive durante il soggiorno in Francia si chiama Swimming Pool, proprio come il film di Ozon, di cui condivide anche la copertina. Meta-cinema o no? Difficile dirlo con certezza, perché il regista francese, con il suo stile autocompiaciuto, si diverte a giocare con lo spettatore, con il cinema, con il thriller così come con le sue protagoniste. In ogni caso vale la pena accettare questo approccio: Swimming Pool è un film davvero intrigante. E poi sullo schermo c'è Ludivine.
Ludivine Sagnier
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