IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE
1142_MARIUPOLIS 2 .Lituania, Francia, Germania 2022; Regia di Mantas Kvedaravicius.
Come noto, il regista Mantas Kvedaravičius è rimasto
ucciso prima di aver completato Mariupolis 2, film che è stato poi
concluso dai suoi collaboratori, a cominciare dalla moglie Hanna Bilobrova. L’impressione
generale del film, se lo si confronta con Mariupolis del 2016, opera
dello stesso regista, è che in questo secondo capitolo manchi un po’ di
postproduzione. D’accordo le riprese fortemente documentaristiche ma, per fare
un banale confronto, nel film precedente dedicato a Mariupol’ c’erano le storie
di diversi personaggi che si intrecciavano. Il che, anche solo a livello di
ritmo narrativo, aiuta non poco la fruizione dell’opera; Mariupolis 2 è,
al contrario, un testo pesante, estenuante. Se questa fosse l’intenzione di Kvedaravičius
o se piuttosto sia il frutto del lavoro di assemblaggio di tutto il girato
senza scartare nulla, forse con un filo di timore referenziale visto che il
film assurge quasi naturalmente a titolo di testamento dell’autore sull’argomento,
non lo sapremo mai. Certo è che non si può evitare di ammettere che il film sia
faticoso da sostenere, nonostante l’evidente lodevole intento dell’opera,
ovvero riportare la tragedia della guerra per quello che è. Accompagnato al 9°
Film Festival dei Diritti Umani di Lugano da Irina Prudkova e dalla figlia
Valeria Gavrikova, due collaboratrici di Kvedaravičius, Mariupolis 2 è
un atto dovuto alla memoria del suo autore. Le due donne ci informano che il
regista lituano non solo aveva a cuore di documentare la nuova e più cruenta
fase della guerra in Ucraina nella città portuale ma era anche preoccupato per
la sorte dei protagonisti del suo primo film, di cui aveva accompagnato parte
della vita durante le riprese. E che, stando a quanto emerso dal dibattito
seguito alla proiezione, pare non si possa escludere che siano morte. Tra l’altro,
sempre ascoltando la signora Prudkova, è interessante riflettere sulle sue parole
riguardo alla fine di Kvedaravičius. In base alle notizie pervenute in
occidente, in un primo momento si era parlato di una morte in seguito ad una
esplosione, poi ad un più generico decesso in circostanze poco chiare. Il
racconto di Irina è più specifico e riferisce di una improvvisa sparizione dell’uomo,
cercato dalla moglie per una manciata di giorni dopo i quali il cadavere
sarebbe stato trovato semplicemente sulla strada. Ipotesi se possibile più inquietante
di un banale scoppio di uno dei tanti missili che abbia colpito Kvedaravičius,
come nella ferocia della guerra indiscriminata sono stati colpiti tanti altri
innocenti cittadini. Quegli scoppi che martellano inesorabilmente la colonna
sonora di Mariupolis 2, ambientato nei pressi di una chiesa usata come
rifugio, ultimo avamposto concesso alla possibilità per il regista di
avvicinarsi all’epicentro della guerra. O verrebbe da pensare che sia anche
oltre, quella possibilità, visto che alla fine Kvedaravičius è stato ucciso. Ma
se le circostanze della sua morte sono diverse da quelle raccontate in prima
istanza, allora non è stata tanto la sua vicinanza fisica al pericolo ad
essergli fatale. Quanto quella alla verità.
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