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giovedì 2 marzo 2023

L'ULTIMO ADDIO

1230_L'ULTIMO ADDIO (Hotel Imperial). Stati Uniti, 1927; Regia di Mauritz Stiller.

Il cinema hollywoodiano è stato spesso accusato di aver utilizzato la figura femminile in modo strumentale e maschilista; il che è certamente vero. Ma esistono molti casi che certificano invece l’attenzione rispettosa per il ruolo della donna nella società, e questo sin da epoche remote come ad esempio la fine degli anni venti de L’ultimo addio, film di Mauritz Stiller. Protagonista della pellicola del regista finlandese è la smagliante Pola Negri, qui al suo apice prima che l’avvento del sonoro ne comprometta almeno parzialmente la carriera. Pola è Anna Sedak, una semplice cameriera dell’Hotel Imperial, in Galizia, sul fronte orientale durante la Prima Guerra Mondiale. Siamo ancora nel 1915, ovvero nelle prime fasi del conflitto, e la Grande Guerra è ancora in parte ammantata di quell’alone cavalleresco che poi, nelle trincee, naufragherà nel sangue. Il protagonista maschile, il tenente Almasy (James Hall) è infatti un ulano, un ufficiale della cavalleria austroungarica, quanto di più nobile in senso militare ci potesse essere al tempo. Il paragone, insomma, tra la coppia di protagonisti, sembra impietoso: in un contesto tipicamente virile come quello bellico, lui è un nobile cavaliere, lei una sguattera. Eppure, nel finale, quando il tenente viene insignito della onorificenza per il suo contributo nell’azione di resistenza all’incursione russa, Almasy chiama sul palco Anna e il suo superiore, l’alto ufficiale austroungarico, riconosce alla ragazza tutti gli onori meritati. Insomma, il valore di una donna è visto in questo caso più nell’ottica patriottica che in quella sessuale; non a caso tutte le avances del generale Juschkiewitsch (George Siegmann), comandante del reparto russo che occupa l’Hotel Imperial, cadono nel vuoto. Naturalmente, per la ragazza il nobile sentimento amoroso è importante, visto che si sovrappone al senso del dovere patriottico nell’aiutare il tenente Almasy, del resto Anna è una donna di inizio secolo e non rinnega quella che all’epoca era considerata la sua vocazione naturale. Anche perché è proprio questa a marcare una differenza in positivo rispetto al più freddo e razionale tenente degli Ulani: insomma, ai tempi le caratteristiche considerate femminili (e oggi invece solamente ritenute frutto di convenzioni sociali) erano spesso il valore aggiunto che poneva la figura muliebre sul gradino più alto di un’ipotetica scala di valori. Ma sono questioni di quasi un secolo fa e nell’odierna gara al ribasso, forse non ci sarebbe nemmeno posto per un’artista (c’è l’apostrofo, è quindi sottintesa anche grammaticamente la sua femminilità) del calibro di Pola Negri.  







Pola Negri 






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