Translate

giovedì 30 marzo 2023

ARIZONA

1248_ARIZONA Stati Uniti 1940. Regia di Wesley Ruggles.

Sul finire degli anni Trenata la Columbia Pictures mise in cantiere una sorta di serie di film che avessero come argomento i grandi Stati degli USA: un modo consapevole per celebrare l’ascesa della nazione attraverso il cinema. Il primo film vide la luce dei proiettori nel 1940 e fu Arizona per la regia di Wesley Ruggles: si trattò giustamente di un western, genere che di lì a qualche anno avrebbe assunto in modo esplicito la funzione epica per il popolo statunitense. Era anche ovvio che il tema riguardasse un paese del sudovest, in quanto era con la conquista del west che la nazione poté finalmente dirsi realizzata in pieno. Il western era quindi il genere scelto in modo inevitabile; al tempo i film dei cowboy vertevano perlopiù sulle gesta dei fuorilegge e questa sponda violenta era bilanciata da un’importante deriva romantica. Ruggles, per celebrare la nascita dell’Arizona, non sconfessò del tutto i cliché imperanti, in quanto il protagonista principale, con il nome bene in vista sui cartelloni e sui titoli di testa, era una donna, Jean Arthur. Ma il romanticismo tipico dei western del periodo, che pure affiora melenso in più di una circostanza, non è il tema principale, anche perché la Arthur (è Phoebe Titus) non era una ragazza – di quarant’anni – propriamente avvenente. Nel film recita un po’ a fare il maschiaccio cosa che, ad onor del vero, le riesce anche meglio delle scene in cui si mette in ghingheri per il suo spasimante, un giovanissimo William Holden (nel ruolo di Peter). L’idea alla base del film è che lo stato dell’Arizona possa dirsi finalmente nato quando la prima donna americana – bianca, beninteso; messicane e native non contano – si fosse sposata, avesse insomma ‘messo su’ famiglia. 

Sul finire del racconto il matrimonio è finalmente celebrato anche se il momento decisivo del film è ancora in sospeso: sarà, come da protocollo western, il duello a pistolettate tra il protagonista e il cattivone di turno. Ruggles, fedele al suo intendimento di mettere la donna al centro del progetto Arizona, tiene la camera sul volto della Arthur, carina con l’abito da sposa, mentre si odono i colpi di pistola del duello. Naturalmente il buono vince, non che ci fossero dubbi in proposito. Il film, in sostanza, non è questo granché, penalizzato dallo scarso appeal dei protagonisti: della Arthur si è detto; Holden, al tempo aitante ventiduenne, ne sembra il figlio, sia per l’età che per la riverenza che nutre per la donna che ama. Belli invece i dettagli paesaggisti, con Old Tucson – un sito realizzato per ambientare i western usato in seguito anche per altri film – che fa una notevole impressione. Tra i personaggi va citato almeno Mano (Frank Hill) il capo degli Apache bellicosi mentre tra gli abitanti di Tucson si possono ricordare il citato villain principale – ovvero Carteret (Warren Willian) – il cattivo da commedia – è Lazarus (Porter Hall) – e la domestica di Phoebe – è Teresa (Nina Campana). L’ultimo rilievo è per il presumibile rigore storico con i passaggi di mano tra Unione e Confederati durante la Guerra Civile: lodevole l’intenzione ma non troppo gratificante l’apporto alla riuscita del film. Che è un po’ la cifra complessiva di Arizona.  

 
Jean Arthur 



 Galleria di manifesti 






Nessun commento:

Posta un commento