Translate

sabato 21 dicembre 2019

VITA IN CAMPAGNA

478_VITA IN CAMPAGNA (Them Thar Hills); Stati Uniti, 1934Regia di Charlie Rogers.

Un cortometraggio divertente, questo Vita in campagna, che ha come pretesto narrativo il fatto che Stanlio e Ollio devono andare fuori città per via della gotta di cui soffre il secondo. Arrivati, non si accorgono che alcuni contrabbandieri d’alcolici in fuga hanno versato dell’acquavite nel pozzo situato nel luogo della loro sosta. Prevedibilmente, i nostri scambieranno le caratteristiche alcoliche del liquido che preleveranno dal pozzo come proprietà dell’acqua di montagna. Del resto, da ubriachi, combineranno guai non molto differenti da quando sono sobri. Nonostante si tratti di un cortometraggio, come importanza, Them Thar Hills, questo il titolo originale, non è un capitolo secondario nella filmografia della coppia. E’ uno degli ultimi loro corti e in esso si possono vedere sviluppati in modo già compiuto gli stilemi del loro cinema. Naturalmente l’aspetto più rilevante, se si paragona il loro modo di fare cinema alla tradizione di allora, è il cosiddetto slow-burn. Le comiche del muto, così come le slapstick comedies, erano spesso caratterizzate da un ritmo forsennato, che raggiunse non a caso l’apice negli indiavolati ruggenti anni venti. Le stesse riprese accelerate enfatizzavano l’effetto comico: il concetto era che la velocità faceva deragliare la routine, con una perdita del controllo di quanto andava accadendo, scatenando così l’ilarità del pubblico. Era una comicità che consumava rapidamente gags e situazioni che, divenendo ripetitive, perdevano inevitabilmente di efficacia, essendo l’imprevedibilità degli sviluppi il loro maggior combustibile. 

Ed era per altro una comicità perfetta per il periodo in cui si viveva a perdifiato, giusto prima del crollo del 1929 che mise fine (almeno temporaneamente) a questo dissennato stile di vita. La modernità del linguaggio di Stanlio e Ollio, che si affermarono come i migliori artefici di un nuovo tipo di comicità, era che l’elemento imprevedibile perdeva importanza. E’ chiaro sin da subito cosa potrà succedere, nel momento in cui il personaggio di Charlie Hall lascia sua moglie (Mae Busch) in compagnia di Stanlio e Ollio accanto ad un pozzo pieno di acquavite. Ciononostante il racconto è spassoso, e il godimento è enfatizzato proprio dalla prevedibilità di ciò che sappiamo, grosso modo, andrà ad accadere. Il titolo originale, Them Thar Hills, suona un po’ come tit for tat, un modo di dire in lingua inglese che significa all’incirca occhio per occhio o pan per focaccia. Che è un altro dei metodi con cui si sviluppa la storiella raccontata: anche in questo caso nel solco di una prevedibilità per cui ad un’azione è legittimo attendersi una reazione. Questo aspetto verrà reso esplicito nel successivo cortometraggio, intitolato appunto Tit for tat (1935, nella versione italiana Questione d’onore) che è una sorta di sequel di Them Thar Hills. 
Insomma, venti minuti che ne valgono almeno il triplo. 




Mae Busch




Nessun commento:

Posta un commento