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martedì 3 dicembre 2019

SEPOLTA VIVA

460_SEPOLTA VIVA ; Italia, Francia 1973Regia di Aldo Lado.

Passaggio indiscutibilmente a vuoto nella carriera registica di Aldo Lado, Sepolta viva è però un’opera a suo modo interessante. Certo, quello che è rimasto sullo schermo, tra i tagli della censura, i limiti imposti della produzione e le evidenti mancanze degli autori, regista in testa, non è il massimo della vita per uno spettatore, ma si è visto comunque di molto peggio. Pare, almeno stando a dichiarazioni dello stesso Lado, che la scelta di girare questo film sia stata una sua libera decisione, e non un prodotto imposto dall’industria cinematografica nazionale per motivi di cassetta. E questo risulta un po’ strano, perché il film è un melodramma in costume, un’opera che sembra inseguire i gusti di un target ben definito di pubblico. Ma, in effetti, si può notare che il titolo dell'opera faccia riferimento anche una possibile storia dell’orrore, più vicina ai lavori degli esordi di Lado e, nella condizione della morte apparente che coglie la protagonista, anche una somiglianza specifica con La corte notte delle bambole di vetro, folgorante esordio dell’autore. In effetti Lado dichiarò che per questo film mise a frutto (in modo non così compiuto, viene purtroppo da dire) la sua esperienza registica: dei riferimenti vagamente horror abbiamo detto, per quelli sentimentali si veda La cosa buffa dell’anno precedente. E, in fondo, l’idea poteva anche essere buona: riuscire a coniugare le atmosfere terrorizzanti o comunque inquietanti alle passioni accese di un melodramma. 

Un gioco sul doppio genere, per un regista la cui poetica era costantemente in bilico tra due (e spesso più) elementi; l’ambientazione storica raddoppiava poi la matrice popolare, affiancando (e forse provando a nobilitarlo) al prodotto tipico da fotoromanzo, quale è in sostanza Sepolta viva, la tradizione del melodramma italiano ottocentesco dell’Opera. Era quindi un’idea ambiziosa, quella di Lado, e se ci aggiungiamo che la protagonista avrebbe dovuto essere interpretata da Paolo Poli, attore teatrale che del resto spesso recitava en travesti, si capisce che quello che poi è rimasto sullo schermo è ben poco dell’audace progetto. Non che ci si debba lamentare della protagonista poi scelta, ovvero Agostina Belli che, per inciso, è una delle poche note liete del lungometraggio. Beh, ad onor del vero va messa a referto almeno una discreta funzionalità della suspense nel finale, quando le trama giunge al suo dunque e bisogna riconoscere che è ben congegnata. Ma, se questo basta per salvare Christine (la sepolta viva tratta appunto in salvo nel finale della storia), è davvero troppo poco per evitare un’impressione di generale mediocrità per il film nel suo complesso. 

Agostina Belli




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