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giovedì 28 settembre 2023

ADMIRAL

1363_ADMIRAL (Адмиралъ). Russia, 2008; Regia di Andrey Kravchuk.

Alla fine, l’espressione più sincera e acuta ce l’ha il capo del plotone d’esecuzione che si appresta a fucilare Alexander Kolchak (Konstantin Khabensky), l’ammiraglio del titolo del film di Andrey Kravchuk. “Quante mogli avete?” domanda sornione il militare bolscevico. Kolchak, eroe della Prima Guerra Mondiale, si era messo a capo di un governo bianco, in opposizione all’imperante rivoluzione rossa bolscevica, nella remota città di Omsk. E la sua opera di restaurazione dell’antico ordine sembrava quasi potesse aver successo; ma alla fine i rossi avevano fatto valere la forza del numero e avevano messo fine alla sua esperienza politica. È un enorme eufemismo dire che i bolscevichi non fossero teneri, con i rappresentanti dell’epoca degli Zar: per Kolchak c’era solo un destino. Svegliato nella notte per essere condotto davanti al plotone, l’ammiraglio aveva chiesto di salutare la moglie, riferendosi in realtà alla bella poetessa Anna Timiryova (la splendida Elizaveta Boyarskaya). Anna non era sua moglie; era semmai la moglie di un suo sottoposto, il capitano Timirov (Vladislav Vetrov). Galeotto fu il ballo di gala ancora in piena epoca zarista, che fece incontrare Alexander e Anna e fece scoppiare un amore in grado di sopravvivere alle tremende vicissitudini della Russia tra il 1914 e il 1920. Tuttavia la loro storia aveva trovato ora nel severo funzionario bolscevico un ostacolo insormontabile: come prevedibile, ad un esponente del regime zarista, il permesso di vedere la donna amata prima di morire davanti al plotone d’esecuzione era negato. 

Ma, proprio prima di venire fucilato, gli veniva concessa la possibilità di dire qualcosa. Kolchak chiede allora di avvisare sua moglie a Parigi e dare la sua benedizione a suo figlio. È a questo punto che il militare bolscevico, con inaspettato acume, chiede all’ammiraglio a proposito del numero delle sue mogli. Ed è questo il punto nevralgico che scuote dalle fondamenta l’imponente storia d’amore su cui si basa Admiral: può essere accettabile, condivisibile, un amore, il più nobile dei sentimenti, che si basa sul tradimento? Forse si, perché l’amore è ingovernabile per definizione e, ad esempio, l’atteggiamento di Anna nei confronti del marito è comprensibile, finanche tradisca la parola data nel giorno delle nozze. La donna ammette con Timirov che ama un altro uomo e che la loro storia è finita: crudele, d’accordo, ma come può esserlo l’amore. Alexander è invece molto più ambiguo: sta già tradendo la moglie Sofia (Anna Kovalchuk) quando la rassicura sul loro futuro, forse in ossequio alla presenza del figlioletto. Promesse da marinaio, verrebbe da dire, cogliendo in pieno lo spirito del personaggio. 

L’unica cosa a cui rimarrà fedele Alexander Kolchak è al suo mondo fatto di privilegi: nel quale però non era prevista la bigamia. Evidentemente sui temi in cui aveva un interesse personale l’ammiraglio era meno reazionario; ironicamente, viene da pensare, quasi un filo rivoluzionario. Detto di questa fastidiosa ipocrisia che è tipica delle opere che celebrano l’Ancien Regime, il film di Kravchuk è una storia sentimentale a sfondo storico girato con grande enfasi. Per la verità, Admiral comincia bene come film bellico navale, siamo nelle acque territoriali tedesche della regione di Pillau, nel 1916. Gli uomini della Slava, la nave da guerra di Kolchak, stanno minando le acque del Baltico quando, tra la nebbia, sbuca la SMS Friedrich Carl, un incrociatore corazzato tedesco: i suoi cannoni da 210 mm avrebbero facilmente ragione dei ben più scarsi armamenti russi. Il sangue freddo e l’abilità di Kolchak sono però decisivi: attirata nel campo appena minato, la nave tedesca urterà fatalmente una mina finendo in fondo al mare. Non senza rischi per la Slava e il suo equipaggio, evidentemente. In seguito, la Slava si occupa di un bombardamento sulla prima linea tedesca di terra. Operazioni condotte con successo che valgono a Kolchak, una promozione ed un nuovo incarico: il comando della flotta imperiale Russa di stanza a Sebastopoli. Ma, quando si trova nel Mar Nero, arriva la notizia che lo Zar ha abdicato e la monarchia Russa è caduta: il che significa grossi guai anche per tutti gli ufficiali della marina imperiale, Kolchak compreso. A questa traccia storica, divisa in due tronconi come fu effettivamente la storia della Russia durante la Prima Guerra Mondiale, si affianca presto la trama sentimentale tra Alexander Kolchak e Anna Timiryova. 

Come detto, l’ammiraglio era sposato ma la figura di Sofia non riuscirà ad assumere un ruolo significativo tale da rendere la storia un melodramma; e lo stesso si può dire per il capitano Timirov, marito di Anna. La traccia sentimentale, nonostante sia clandestina, finisce per essere turbata prevalentemente solo dalle vicende politiche. Gli scrupoli di Kolchak verso la propria famiglia vanno invece a corrente alternata, con l’impressione che siano soltanto fattori circostanziali, come la situazione del momento, a determinare le sue scelte nel merito. Certo, vale sempre il discorso che la passione è la forza più importante ma da un eroe come si erge ad essere Kolchak, che in seguito si pone alla guida politica della comunità bianca di Omsk, sarebbe richiesto un minimo di coerenza in più. Il film di Andrey Kravchuk indugia sulle atrocità dei rossi che, in effetti, non fecero sconti ai reazionari. Molto efficaci, dal punto di vista visivo e simbolico, alcuni passaggi seppure un filo troppo ostentati. La violenza della rivoluzione fu atroce e per un alto ufficiale russo doveva sembrare davvero la fine del mondo: di un mondo, quello delle divise immacolate e delle feste a base di champagne, che per troppi altri individui non aveva mai avuto neanche inizio. Questo aspetto non è certo contemplato, in Admiral, che è un film che sembra guardare con nostalgia l’epoca zarista: il problema è che fu un periodo di cui tutti possono credere di avere rimpianto – per via del lusso, delle belle donne, degli ufficiali in alta uniforme, della vita agiata – ma che in realtà era comunque precluso alla stragrande maggioranza. Era un mondo di privilegi e di ingiustizie. Quindi, nostalgia di che?  


Elizaveta Boyarskaya






Anna Kovalchuk


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