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sabato 16 settembre 2023

NOTTI MOSCOVITE

1352_NOTTI MOSCOVITE (Les nuits moscovites). Francia, 1934; Regia di Alexis Granowsky.

Alla base di Les nuit moscovites, film del 1934, c’è un racconto di Pierre Beinot, il celebre autore de L’atlantide. La qualità dell’intreccio che sorregge il lungometraggio di Alexis Granowsky è, in effetti, sorprendente: di storie di spionaggio bellico vigorosamente intessute di romanticismo se ne trovano tante, soprattutto negli anni Trenta, ma poche hanno un risvolto finale tanto clamoroso. La capacità di Beinot di orchestrare le trame del soggetto fino al colpo di scena conclusivo è notevole e bene fa Granoswky nella sua trasposizione, riuscendo a rispettarne gli intenti. Siamo a Mosca, durante la Prima Guerra Mondiale: il capitano Ignatoff (Pierre Richard-Willm) è gravemente ferito ed è assistito dalla bellissima infermiera Natacha (Annabella, attrice che rendeva onore al proprio nome). Tra i due giovani scocca la proverbiale scintilla ma, se la cosa non pone problemi al baldo ufficiale, la ragazza è, al contrario, già fidanzata. Si tratta di una promessa di matrimonio combinata, in quanto, il burbero e brutale Piotr Brioukow (Harry Baur, monumentale), ha aiutato economicamente la famiglia di Natacha e, adesso, intende incassare il suo credito. Piotr è un mercante facoltoso ma per niente raffinato e insieme ad una bambola di porcellana come Natacha non è che ci faccia una gran figura ma, a suo modo, va detto che ne sembra sinceramente innamorato. La ragazza, da parte sua, non ha scelta: per riscattare sé stessa e la sua famiglia deve onorare l’impegno e sposarsi un orso come Piotr. 

Ignatoff, intanto, s’è ripreso dalle ferite e si dimostra piuttosto intemperante; anche troppo, per la verità, sebbene la cosa possa rientrare nel focoso ardore giovanile. Ben presto le sue attenzioni verso Natacha entrano in collisione con la prevedibile gelosia di Brioukow. Lo scontro tra i due uomini si estende poi anche all’ambito professionale: Ignatoff è divenuto responsabile degli approvvigionamenti militari e, nel corso di un’ispezione all’azienda di Brioukow, contesta la qualità delle derrate alimentari che questi fornisce all’esercito. La contesa si fa aspra: l’ufficiale è un giovane valoroso ma impulsivo mentre Brioukow un mercante rozzo ma astuto. Quando questi trova Ignatoff al tavolo del gioco d’azzardo, approfitta del carattere fumantino del rivale per spennarlo a dovere. 

Adesso il capitano è nei guai: se non riuscirà a saldare il debito in pochi giorni dovrò salvare l’onore di ufficiale dell’esercito togliendosi la vita. La notizia mette in agitazione Natacha che prega Brioukow di lasciar perdere, in fondo Ignatoff aveva combattuto ed era stato ferito per la patria mentre il mercane stava a casa ad arricchirsi. Curioso come una timida fanciulla, nel momento critico, non le mandi a dire anche ad un tipo poco raccomandabile come il suo promesso sposo. Il quale, per cercare di ingraziarsela, accoglie le sue istanze ed invia una lettera al capitano in cui afferma che il suo credito è stato saldato. Ma siamo in una storia di spionaggio e le cose, se possono complicarsi, si complicano, questo è matematico. Madame Sabline (Spinelly), un’affascinante agente segreto nemico, entra in azione con perfetto tempismo per indirizzare gli avvenimenti a suo favore. Offre a Ignatoff un aiuto economico, questi abbocca e, prima che possa rendersene conto, finisce davanti al tribunale militare accusato di tradimento e spionaggio. La precisione dell’incastro narrativo è notevole, del resto la sceneggiatura, come detto, si basa su un romanzo di un autore del calibro di Beinot: alla fine dei vari risvolti della trama la questione casca, guarda un po’ il caso, nelle mani di Brioukov. Ignatoff, infatti, in tribunale s’è difeso strenuamente ma ai giudici risulta difficile credere che non fosse una spia, considerato che era riuscito così agevolmente a saldare il suo debito di gioco. Il mercante è quindi chiamato a testimoniare e, semplicemente confermando quanto scritto di suo pugno in tempi non sospetti – nella citata lettera di saldo scritta su richiesta di Natacha – si leverà per sempre di torno il suo acerrimo rivale in amore. Inutile dire, infatti, che Ignatoff, in questa circostanza, verrà spedito di filato davanti al plotone d’esecuzione; in ogni caso, Granowsky, per evitare equivoci, ci mostra un eventuale anteprima della scena, cristallizzatasi davanti agli occhi di Brioukov, che, a sorpresa, sembra vacillare. Perché è proprio qui a venir fuori la qualità del testo di Benoit: il mercante, pur imprecando contro il capitano, non può infatti mentire, non dopo aver giurato sulla santa croce. La scena è leggermente velata di misticismo, sorretta dalla strepitosa interpretazione di Harry Baur che, dopo aver scorrazzato nel film come un demonio, completa l’opera di una prestazione attoriale coi fiocchi, con una conversione morale che lascia stupefatti. Il lieto fine per Natacha e Ignatoff si unisce alla soddisfazione del regista Alexis Granowsky e del cinema francese nel suo complesso. Ma una lode ulteriore va tributata al soggetto di Pierre Beinot e alla vera coppia d’assi della vicenda, Harry Baur e Piotr Brioukow.  




Annabella





Germaine Dermoz


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