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martedì 12 settembre 2023

SPIONE AM WERK

1349_SPIONE AM WERK [t.l. Spie al lavoro]. Germania, 1933; Regia di Gerhard Lamprecht.

Tra i tanti film di spionaggio bellico prodotti negli anni 30, Spione am werk non sembra ritagliarsi una particolare importanza, eppure al tempo il lungometraggio di Gerhard Lamprecht ebbe l’onore di una versione inglese, On Secret Service – per la regia di Arthur B. Woods – che uscì in quello stesso 1933. Spione am werk non ha titolo italiano, non avendo avuto distribuzione nel nostro paese, e la traduzione letterale di quello originale è Spie al lavoro che, tutto sommato, è ben indicativa del poco brillante spettacolo orchestrato dal regista Gerhard Lamprecht. Il cineasta tedesco, tra gli anni Venti e la metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, girò una sessantina di film, senza peraltro trovare un acuto degno di vero interesse. Nel caso di Spione am werk il problema è una certa noia che assale lo spettatore per i tanti dialoghi poco incisivi, che sono peraltro necessari a sbrogliare una matassa spionistica troppo ingarbugliata, almeno per l’abilità di Lamprecht. Non basta a dare un po’ di mordente la protagonista femminile, Brigitte Helm nei panni della spia italiana Marchesa Marcella Galdi: la Helm era un’attrice importante – aveva esordito nientemeno che in Metropolis (1927, regia del grande Fritz Lang) nel celebre ruolo della donna-robot – ma in questo caso si produce in un’interpretazione un po’ troppo di routine. Vienna, la Grande Guerra è ormai imminente e il controspionaggio al servizio di Francesco Giuseppe arresta la bella marchesa durante una serata di gala, precisamente mentre balla con l’ufficiale austriaco von Hombergk (Karl Ludwig Diehl). 

Sulla scrivania del quale, in seguito, i servizi segreti austriaci troveranno la pianta della fortezza di Trento: appare scontato che siano documenti segreti che von Hombergk dovesse passare alla sua amica, la spia italiana; che, a proposito, dopo l’arresto verrà espulsa dal paese. Tornando all’ufficiale inguaiato dalle circostanze, per un aristocratico austriaco, il disonore del tradimento poteva essere lavato solo col suicidio ma von Hombergk è innocente e quindi preferisce dileguarsi, salvo tornare sulla scena per cercare il riscatto nel momento in cui la guerra è scoppiata. Travestito da ufficiale italiano, si reca oltreconfine per cercare chi l’ha incastrato; immediatamente ferito si ritrova in ospedale alle cure della Marchesa Marcella che, nelle vesti di infermiera, ha il compito di intercettare le spie nemiche. Niente da ridire sulle eccessive coincidenze della vicenda che, in una storia di spionaggio, sono uno dei tipici elementi ricorrenti. La complicità sentimentale tra von Hombergk e Marcella ostacola però il lavoro di agente segreto di quest’ultima, che, di contro, non rivela all’amato il nome di chi l’aveva tradito in quel di Vienna. Guarito, l’ufficiale austriaco, ora nelle vesti di semplice civile, si reca a Roma dove scopre che il suo uomo si cela dietro lo pseudonimo di K 77. La vicenda volge quindi al termine, con von Hombergk che, portando K 77 a Vienna, riscatterà il proprio onore; a guastare il lieto fine su tutta la linea ci pensa il losco Blunzli (Oskar Homolka) che uccide la Marchesa Marcella a cui, in conclusione, spetterà il relativo privilegio di essere rimpianta dall’amato ufficiale nemico. Un finale che, per una attrice come Brigitte Helm – soprattutto in un film come Spione am werk – per quanto tragico, è ben magra consolazione.     


Brigitte Helm 




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