1360_BRITISH INTELLIGENCE . Regno Unito, 1940; Regia di Terry O. Morse.
Nel 1940 gli Stati Uniti non si erano ancora uniti
alla Seconda Guerra Mondiale e, nonostante i ripetuti aggiornamenti, si perseverava
ancora con la Politica di Neutralità che era sostanzialmente l’eredità
del costosissimo pegno pagato con l’adesione americana alla Grande Guerra.
Tuttavia il fronte degli interventisti lavorava per smuovere un po’ le acque e
anche un filmetto come British Intelligence può essere inserito in
questo contesto. Tecnicamente, quello di Terry O. Morse è una sorta di via di
mezzo tra il film di genere spionistico dell’epoca e l’opera di
propaganda ma, forse anche grazie alla solida base teatrale (dalla pièce Three
faces east di Anthony Paul Kelly), funziona egregiamente. Naturalmente una
vicenda che si fonda su un lavoro teatrale necessita di attori in grado di
reggere la scena e, infatti, gran parte del merito della resa complessiva va
distribuito nel cast, in particolar modo tra i due protagonisti. Come anche
prevedibile, Boris Karloff (è Valdar), ai tempi autentica star di Hollywood, si
rivela particolarmente adatto al ruolo duplice di spia, ma la sua controparte
femminile, la certamente meno nota Margaret Lindsay (è Frances Hautry) non le è
da meno. Per la verità quella della Lindsay non è certo un’interpretazione da
Oscar, questo va precisato, però con una sorta di ambiguità patinata se la cava
egregiamente nelle continue svolte e contro-svolte che la tipica traccia
spionistica le sottopone. Come detto, il film, forte di una scrittura già
rodata in teatro, da questo punto di vista non delude le attese lasciando
sempre lo spettatore nell’incertezza del ruolo dei personaggi tra i due opposti
schieramenti. E, in definitiva, anche la propaganda vagamente paternalistica,
con la quale gli autori cercavano forse di motivare gli americani a partecipare
alla Seconda Guerra Mondiale, è uno scotto che si paga volentieri a
fronte di una confezione narrativa di ottimo livello.
Margaret Lindsay
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