IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE
1068_CYBORGS - HEROES NEVER DIE . Ucraina, 2017; Regia di Akhtem Seitablayev.
Le vere ragioni del conflitto russo-ucraino, entrato in fase più che acuta dopo il 24 febbraio 2022 con l’esplicita aggressione portata dalle truppe di Mosca (o, se vogliamo aderire all’ottica ruscista, definiamola pure Operazione Militare Speciale) non sono semplici da capire per chi vive nel mondo occidentale. Per la verità, guardando Cyborgs: Heroes Never Die come anche altri film sull’argomento, non sembrano nemmeno così scontate per chi a quella guerra partecipa attivamente. I Cyborgs citati dal titolo sono il manipolo di soldati ucraini che, anche quando potrebbero levare le tende lasciando il campo agli avversari, decidono di rimanere a combattere. Non sono uomini, viene da dire al loro comandante, Serpen, nome di battaglia che significa Agosto, (interpretato da un intenso Vyacheslav Dovzhenko) ma Cyborgs, automi. In realtà, come esplicita il titolo per esteso, sono eroi, ma su questo torneremo dopo. In ogni caso, nel bel film di guerra di Akhtem Seitablayev – incentrato sull’assedio all’aeroporto di Donetsk, durante la Guerra nel Donbass, nel 2014 – ci sono molti passaggi in cui si evidenziano le differenti posizioni riguardo alla crisi. Come detto Serpen è alla guida dei soldati chiamati a difendere l’aeroporto; in teoria senza peraltro poter sparare sul nemico, per via degli accordi di Minsk. Il che è una bella contraddizione, è ovvio, visto che i filorussi arrivano con i loro temibili tank (i carri armati) certo non in gita di piacere, ma d’altra parte il comando ucraino cerca di tenere aperta in qualche modo la via diplomatica. Ma la disillusione di Serpen ha radici più profonde, rispetto a queste ambiguità tipiche dei comandi militari; è un professore di Storia e di conseguenza conosce bene le difficoltà che un paese come l’Ucraina può portarsi addosso.
I suoi scontri con il giovane Mazhor (Maggiore, interpretato da Makar Tikhomirov) mettono in luce il suo differente approccio rispetto a quelli che definisce libtard, neologismo dispregiativo anglofono che è la combinazione tra liberal (liberale) e retard (ritardo, per ritardato), con cui Serpen identifica sostanzialmente anche i giovani di Euromaidan. La contesa dialettica tra i due è aspra, Mazhor nella vita civile è oltretutto un noto musicista e, quindi, lo scontro è tra due persone di cultura: ad un certo punto la disputa si focalizza addirittura su Gogol’, il grande letterato russo. A fronte delle lodi tessute da Mazhor verso lo scrittore, Serpen puntualizza sarcasticamente che Gogol’ può grosso modo essere l’emblema della questione ucraina: il letterato è infatti ucraino ma di fatto ha dato lustro alla cultura russa.
Ovviamente il più giovane fa notare che Gogol’ ha casomai gratificato con la sua opera l’umanità intera, e nello specifico ha più di una ragione. Tuttavia anche le amare osservazioni del suo superiore non sono affatto campate per aria, perché testimoniano come l’Ucraina si trovi a cercare di essere una nazione senza di fatto possedere gli eroi, i miti, i personaggi illustri che la rappresentino. Questo perché nel suo essere storicamente nell’orbita russa ha finito per servire la causa di Mosca più che la propria. In un film bellico, come è di fatto Cyborgs: Heroes Never Die, la cosa può annoiare coloro i quali vogliano azione per tutti i minuti che compongono il lungometraggio ma, al contrario, questi sono tra i passaggi più interessanti del film. E, forse, non solo di questo film ma dell’intera produzione cinematografica inerente alla crisi ucraina del dopo Euromaidan, che pur conta opere di notevole spessore. L’apice, in questo senso, che tocca Cyborgs: Heroes Never Die è però illuminante: come detto Serpen e Mazhor stanno animatamente discutendo sulla questione ucraina e su Gogol’ quando Subota (Sabato, Andrey Isaenko) li interrompe. Il soldato, che al massimo ha letto Stephen King, li rabbonisce: hanno ragione entrambi. E questo è in effetti vero, ma Subota, con la sua cultura popolare, ideale protagonista di un film popolare come lo può essere un film di guerra, riesce a cogliere che il punto cruciale della faccenda è che quegli eroi che Serpen reclama per la Storia ucraina, sono loro, i Cyborgs dell’aeroporto di Dontetsk. Forse, l’errore russo è proprio questo: all’Ucraina, per reclamare con forza la propria indipendenza da Mosca mancava una propria epica. Che Putin gli sta offrendo ora a suon di bombe.
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