IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE
1079_MY GRANNY FROM MARS . Bieorussia, Ucraina Estonia, 2018; Regia di Alexander Mihalkovich.
A parte l’idea divertente del titolo, se lo prendiamo
come film in sé e per sé, My granny from Mars (traduzione: la mia
nonnina da Marte) non è che sia un’opera così entusiasmante. Certo, la situazione
contingente, il documentario è ambientato nella Crimea poco dopo l’annessione
alla Federazione Russa nel 2014, lo pone in un posto di privilegio nell’interesse
generale. Attraverso le vicende di babuska Zina, nonna del regista Alexander
Sasha Mihalkovich, possiamo attingere ad una testimonianza diretta di
chi ha vissuto l’evento. Zina è ucraina e non lo nasconde ed ora è additata dai
vicini, gente con cui aveva sempre intrattenuto buoni rapporti, come fascista o
seguace di Bandera, lei che è solo una pacifica anziana che vive semplicemente nella
sua pericolante casetta sulla penisola contesa. Oltre all’essere diventata completamente
isolata dal resto della famiglia è proprio questo odio che ora sente sulla sua
pelle, a rendere più difficile la vita della donna. Mihalkovich è onesto, perché
è evidente che il punto di vista di sua nonna, per quanto sacrosanto, è parziale,
essendo parte in causa. Ecco anche quindi perché, per la festa per gli 80 anni
di Zina, la prima ad arrivare è Valia, sua vecchia amica che la guerra del
Donbass ha costretto a emigrare in Russia. Stando alle parole della convenuta,
la responsabilità è tutta del governo di Kiev che arrivò a bombardare Donetsk.
La questione non è semplice, tanto che Zina e Valia, pur essendo amiche, sono
in completo disaccordo; peraltro che fosse una grana mica facile era già
evidente. Quello in cui My granny from Mars non riesce ad essere convincente
è farci capire meglio la natura delle difficoltà in cui vive Zina, al di là
delle sue sporadiche parole nel merito. La cosa desta la perplessità persino
del figlio della donna, Vova che, a fronte delle lamentele della madre sul
fatto di vivere in un luogo che definisce irraggiungibile, le fa notare che per
la sua festa di compleanno sono arrivati sin lì tutti i parenti, quasi una
decina di persone. E’, in effetti, un’osservazione che sorge spontanea nello spettatore
alla quale Zina replica che il costo del viaggio e dell’operazione nel
complesso è molto elevato; ma non si tratta di una risposta esauriente se
volessimo davvero capire la situazione. Ed essendo uno dei punti chiave del
discorso, il titolo fa in effetti riferimento all’irraggiungibilità della donna
che pare essere finita su Marte, lasciare lo spettatore non del tutto soddisfatto
non è certo un bel risultato.
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