IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE
1063_POSTCARDS FROM UKRAINE . Ucraina, Germania, Italia, Lussemburgo, 2016; Regia di Sieva Diamantakos.
Due anni dopo i fatti di Maidan, Sieva Diamantakos ci regala un’interessante fotografia dell’Ucraina che emerge dal suo Poscards from Ukraine. Diamantakos è un giovane che, dopo un concerto tenuto a Kiev con la sua band musicale, era rimasto affascinato dal movimento che aveva percorso e sorretto le proteste di piazza dell’Indipendenza. L’interesse del giovane non era immotivato, dal momento che il fenomeno noto anche come Euromaidan aveva dato il là ad una serie di cambiamenti epocali nel paese. In modo tutto sommato originale, Diamantakos non si sofferma più di tanto sugli eventi di Maidan ma fa una vera e propria immersione in Ucraina, andando ad esplorare proprio quelle aree in cui, immediatamente dopo le proteste, si ebbero le più pesanti ripercussioni. In effetti le manifestazioni di piazza di Kiev sono solo sfiorate dall’inizio del film e poi, accompagnando i cinque protagonisti del documentario, Diamantakos ci porta in quelli che divennero i luoghi caldi dell’est del paese. La svolta europeista del movimento di Maidan non aveva, infatti, avuto un gradimento unanime e nell’area sudorentiale erano sorti sentimenti in opposizione a questi moti. A Lugansk, nel Donbass, si vota per il referendum per l’autonomia delle regioni orientali; i separatisti si vanno via via sempre più organizzando. Una certa deriva militarista, che aveva preso piede anche a Maidan sulla sponda dei rivoltosi, grazie al massiccio supporto dei movimenti ultra-nazionalisti, si verifica ora anche nella controparte. Nell’area di loro interesse, il Donbass, appunto, i filo russi danno vita a loro volta ad un’insurrezione che mostra i muscoli come abituale strumento comunicativo. La situazione diventa sempre più tesa: Anna, un’attivista di Maidan tra i protagonisti di Postacards from Ukraine, torna nella natia Donetsk, l’altro capoluogo della regione in cui scorre questa sorta d’irredentismo russo che condensa la reazione alla rivoluzione della piazza d’Indipendenza di Kiev. La ragazza, ad un certo punto sparisce. E’ stata rapita dai separatisti e torturata; la situazione appare già fuori controllo. La corrente filo russa nell’est del paese si fa via via più forte tanto da arrivare a contrastare, come fenomeno a livello locale, il sentimento che era sgorgato dalle proteste di Maidan. La guerra sembra davvero inevitabile, a quel punto. Il confine armato e fortificato che si vede in costruzione e che attraversa l’Ucraina, esprime meglio di ogni altra cosa il desolante risultato di quanto accaduto.
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