IL RITORNO DELLO ZAR: #L'ORA DELLA FINE
1066_BELLINGCAT (Bellingcat: truth in a post-truth world. Olanda 2018; Regia di Hans Pool.
Difficile descrivere in poche parole cosa sia Bellingcat e se risponda effettivamente alle sue intenzioni: il documentario di Hans Pool riesce perlomeno a risolvere la prima domanda, provando se non altro a mettere qualche pulce nell’orecchio allo spettatore. Oltre che un bastone, piccolo sin che si vuole, tra le ruote di gente anche importante. Tipo il presidentissimo russo Vladimir Putin, ad esempio. La questione dell’abbattimento dell’aereo malese MH17 è infatti forse il nodo cruciale dell’opera sia per il contesto in cui è avvenuta, sia per le ripercussioni che può avere. Ma andiamo con ordine: innanzitutto Bellingcat è una sorta di collettivo di investigatori privati da personal computer. Un pugno di appassionati si è preso la briga di esplorare tra le sterminate fonti internet accessibili a tutti – social media, archivi, piattaforme e infrastrutture digitali simili – per cercare conferme, o smentite, su una serie di eventi di portata mondiale. Se vedere che un attentato con un’autobomba in medio oriente è del tutto fittizio – si vedono le comparse che interpretano i morti arrivare in seguito all’esplosione per posizionarsi come vittime dello scoppio – è cosa certamente curiosa ed interessante, ben più intensa è la reazione a fronte dell’abbattimento dell’MH17. Perché qui i morti erano veri e non erano neanche pochi. Il successivo e fermissimo rifiuto di ogni responsabilità da parte di Putin è stato, in effetti, un azzardo del leader russo, che si è esposto in prima persona. D’altro canto la cosa aveva dei vantaggi: l’idea che se ne deduceva era che dovesse essere certo di dire la verità e questo metteva in cattiva luce chi accusava i russi della tragedia, per altro evidentemente incidentale.Del resto, visto l’eco
mediatica di una simile evento, si trattava di un’occasione evidentemente troppo
ghiotta per le rispettive forze di propaganda: da una parte si poteva accusare
i russi di abbattere aerei zeppi di civili, dall’altra si poteva accusare la
controparte di russofobia. In mezzo a questi due colossi della informazione e
controinformazione, saltano fuori quelli di Bellingcat che trovano video
e immagini del famigerato Buk, il lanciamissili russo accusato di aver colpito fatalmente
l’aereo malese, ripreso proprio nell’area dell’abbattimento, contrariamente a
quanto affermato da Putin. Altri elementi dell’indagine sembrano inchiodare i
russi alla responsabilità del tragico errore e il fatto di averlo negato fermamente,
probabilmente forti della convinzione che non ci fossero prove a loro carico, a
questo punto gli si rigira contro. Storicamente, non è che Mosca goda di buona
credibilità, in fatto di trasparenza ed attendibilità dei propri comunicati, ma
il caso in questione, vista la gravità dell’evento, potrebbe essere preso ad
esempio che confermi e rilanci ulteriormente tale reputazione. Questo se, al
contrario, quelli di Bellingcat fossero una fonte sicura. E, tornando quindi
ai quesiti iniziali, è difficile stabilire, guardando il documentario, il grado
di credibilità degli investigatori del collettivo, ma certo non si sente puzza
di falso come per certi prodotti mainstream occidentali o per le altisonanti sparate
sprezzanti che arrivano dal Cremlino.
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