Translate

domenica 11 giugno 2023

LA CASA SULLA SCOGLIERA

1290_LA CASA SULLA SCOGLIERA (The Uninvited)Stati Uniti1944; Regia di Lewis Allen.

L’intuizione geniale alle spalle de La casa sulla scogliera è quella di accorpare due temi delle storie dell’orrore che raramente troviamo coesistere nello stesso soggetto: psicanalisi e fantastico. Di cui, quello psicanalitico, al tempo nemmeno troppo esplorato dal cinema che, peraltro, l’altro argomento, quello legato ai fantasmi, lo aveva inteso a volte in modo diverso, leggero, da commedia. Restando sul fronte degli studi di Freud e company, tuttavia, alcune conoscenze nel merito erano diffuse, al punto che si poteva pensare che quelli della mente erano gli unici spettri che si potevano incontrare in una storia di fantasmi che volesse essere ancorata ad una base realistica e non lasciare campo libero al fantastico. La psicanalisi era – ed è – in sostanza, narrativamente in antitesi con il fantastico più libero: d’altra parte, se siamo disposti a credere ai classici fantasmi delle storie dell’orrore diventa inutile dare corpo alle fantasie della mente. La storia raccontata ne La casa sulla scogliera, prima che un film di Lewis Allen è il romanzo Uneasy Freehold di Dorothy Machardle, uscito nel 1941. Restando in qualche modo in ambito cinematografico, si può scorgere qualche attinenza, nella vicenda ideata dalla scrittrice irlandese, con il testo del 1938 di Daphne du Maurier da cui due anni dopo Alfred Hitchcock ricavò il suo splendido Rebecca – La prima moglie. In tutte e due le storie grande importanza ce l’ha la casa, poi abbiamo una ragazza in qualche modo sensibile, un uomo galante ma che lascia qualche dubbio e una sadica governante, o infermiera nel caso più recente, che vive nell’adorazione della memoria della vecchia padrona di casa. 

Forse è solo quest’ultimo aspetto a richiamare alla memoria il film di Hitchcock, dal momento che il personaggio di Judith Anderson è impresso a fuoco nella mente di ogni spettatore di cinema. Tuttavia il tema della casa che, da prevedibile luogo dove trovare protezione, assume invece significati più sinistri, non è da sottovalutare. In questo senso Villa Ventosa è una protagonista tangibile del racconto e rivaleggia con Stella (la dolce Gail Russell), Roderick (Ray Milland), sua sorella Pamela (Ruth Hussey), il comandante Beech (Donald Crisp) e via via tutti gli altri componenti del cast. La peculiarità del film è, come si diceva, che il tema psicanalitico, il trauma infantile di Stella legato alla morte della madre, si innesta efficacemente su quello fantastico, con la presenza di ben due fantasmi. 

Il legame tra le due tracce è, appunto, ben saldo: a turbare i ricordi infantili della protagonista c’era, infatti, una torbida storia per cui sua madre Mary era adorata dalla signora Holloway (Cornelia Otis Skinner), mentre il padre di Stella, pittore, esagerava con le attenzioni su una sua modella, la zingara Carmen. Il film non esplora completamente la presunta o presumibile vena omosessuale – e, visto l’epoca, è comprensibile – che si intuisce dalle parole della Holloway riguardo a Mary, ma i confini del loro rapporto e dei ruoli di Carmen e del padre di Stella rimangono oscuri. Può bastare, ai fini della ricostruzione del mistero alla radice della vicenda, che il pittore tradì la consorte con una sua modella e, in seguito, la figlia nata da questo rapporto venne presa in carico dalla moglie. La rivalità delle due donne provocherà le tragedie che segneranno per sempre la vita della piccola sventurata. 

La cosa più grave, per altro, e che provocherà poi tutti i guai di natura fantastica, è la menzogna nella quale verrà fatta crescere Stella, convinta di essere la figlia di Mary e che Carmen fosse una persona crudele capace di gettare dalla scogliera la rivale in amore. Queste turbe non permettono nemmeno alla ragazza di approcciarsi in modo maturo alla corte di Roderick, quasi che, da un punto di vista in qualche modo psicanalitico, arrivino a limitarne lo sviluppo personale. Oltretutto, per quanto l’uomo dia l’impressione di essere a posto, ha pur sempre le sembianze di Ray Milland che, anche in gioventù, aveva sempre un qualcosa di sinistro. Del resto il nome Roderick, per un personaggio di una storia horror a proposito di una casa, non può non richiamare alla mente il racconto La caduta della Casa degli Usher di Edgar Allan Poe, uno dei classici della letteratura horror. 

Il fatto che anche questo Roderick si aggiri per la storia accompagnato da una sorella, cosa non così frequente nei racconti, è un altro elemento che si riallaccia al citato testo di Poe. Ma, come detto, la cosa sorprendente, ne La casa sulla scogliera, è che il mistero alla base della storia non crea solo disturbi psicologici nella protagonista ma si concretizza anche nella presenza di due fantasmi. Questo è un elemento singolare del film, così come è abbastanza inusuale il clima serio con cui si affronta l’argomento fantastico, sebbene il tenore da commedia sopravviva in qualche passaggio che vede più che altro protagonisti Pamela e il fratello. L’idea di mostrare ciò che non è mostrabile sembra essere, per altro, il vero tema del film: i fantasmi, già di fatto invisibili di loro, simboleggiano la materializzazione visiva della ingiustizia subita da Carmen, oltre che delle turbe infantili di Stella, altro elemento invisibile. Ma Allen si spinge anche a svelare figurativamente la bellezza di Mary, raffigurata in un quadro e mostrata senza reticenza sullo schermo. In Rebecca – La prima moglie, film che, come detto, può essere preso in qualche modo come termine di raffronto per La casa sulla scogliera, Hitchcock scelse di non mostrare mai Rebecca, affidandosi unicamente alle parole adoranti della governante. Qui, sebbene la signora Halloway sia abbastanza esplicita nel manifestare la venerazione per Mary, si sceglie di svelarne l’aspetto attraverso il semplice espediente del dipinto. L’importanza di dare corpo a questi aspetti legati alla memoria – inconscia, il fantasma, e consapevole, il quadro – si manifestano nell’opera di Allen a livello produttivo nell’ingaggio di due attrici da parte della Paramount: Lynda Gray fu chiamata per interpretare il fantasma di Mary e, una volta che la Gray non fu più disponibile, Elizabeth Russell come modella per il dipinto. Il cinema è un’arte figurativa e Allen e i suoi collaboratori scelsero di portare sullo schermo anche ciò che, in altri contesti, veniva sottointeso. Una scelta meno autoriale di altre, certo, ma nel 1944, anche grazie al bianco e nero della fotografica del formidabile Charles Lang, la cosa era ancora assai funzionale. E, sarà anche l’effetto-nostalgia, ma le splendide immagini di La casa sulla scogliera, le numerose inquadrature memorabili, sembrano far sbiadire al loro confronto quelle di molti film recenti con i mirabolanti effetti speciali attualmente in voga.












Gail Russell





Ruth Hussey 




Cornelia Otis Skinner 


Galleria di manifesti 










Nessun commento:

Posta un commento