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lunedì 19 giugno 2023

INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO

1294_INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Italia,1970; Regia di Elio Petri.

Capolavoro assoluto del cinema, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, sfugge a specifiche classificazioni. Potrebbe essere un giallo, per via della trama o meglio un thriller all’italiana, considerata la lunghezza del titolo, vezzo al tempo molto in voga nel genere. Ma la vena grottesca, man mano che la storia procede, diventa sempre più ingombrante; e che dire della feroce critica politica rivoluzionaria che si fa prepotentemente strada? Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è tutto questo ma sostanzialmente è un film d’autore, in quanto Elio Petri padroneggia il media cinema con una tale maestrìa da adoperare gli stilemi dei vari generi senza finirne vincolato. Nel suo caso, i premi e riconoscimenti della critica, oltreché meritati, sono esplicativi dell’eccezionalità dell’opera. I pregi del film non si limitano peraltro solo alla regia ma, tanto per cominciare, si deve assolutamente evidenziare la qualità della colonna sonora di Ennio Morricone, con un motivo celeberrimo e indimenticabile che riesce perfettamente a coniugare le anime narrative dell’opera – la tensione che si stempera in improvvise virate grottesche. Da ricordare anche l’apporto di Ugo Pirro in fase di scrittura, in collaborazione con lo stesso Petri, e poi la fotografia di Luigi Kuveiller, le scenografie di Carlo Egidi e via di questo passo per un film formalmente inappuntabile. E che dire del cast? Gian Maria Volontè è il Dottore, il capo della Omicidi che viene promosso, proprio in apertura di film, al comando dell’ufficio politico della Questura. Simbolo, e come tale senza un nome vero e proprio, di una polizia che è decisa a mettere le mani sul potere politico della società. 

Pare che, per stessa ammissione del regista, il film fosse dichiaratamente contro la polizia: in quegli anni, la cosa era anche plausibile, nonostante, un po’ a sorpresa, Petri si attirò, con questa operazione spettacolare, l’antipatia di molti ambienti della sinistra. Tornando al cast, Florinda Bolkan è l’indimenticabile vittima dell’omicidio con cui si apre il racconto: Augusta Terzi è l’amante del Dottore e verrà uccisa nel suo letto al termine della prima, eccezionale, sequenza. Ma non c’è da temere: grazie ad un sapiente uso dei flashback, la Bolkan rimane in scena per tutto il film, mostrando la sua bellezza abbagliante particolarmente valorizzata dagli eleganti e discinti panni di agiata borghese benestante. Benissimo anche gli altri attori coinvolti: dal grande Salvo Randone, a Gianni Santuccio, a Orazio Orlando, a Massimo Foschi, giusto per fare qualche nome. Come detto, il film è formalmente ben fatto, tant’è che ci fu una frangia della sinistra che contestò a Petri il fatto di spettacolarizzare a scopo di lucro i problemi dell’Italia. Un’accusa che può, forse, aiutare a capire qual era il clima da guerra civile che c’era ai tempi della contestazione sessantottina nel Belpaese. La battaglia tra lo Stato e i rivoluzionari era tanto accesa che perfino dalla stessa parte della barricata i distinguo non erano certo semplici rilievi ma vere e proprie lotte intestine. Appare logico quindi che, per valutare correttamente Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, si debba contestualizzare il film all’interno del periodo storico. 

Il che è innegabile ma c’è un aspetto che incuriosisce forse maggiormente: ovvero ricevere il film così com’è oggi, come un’opera uscita proprio adesso. Non si dice, forse, che i classici non hanno tempo? E un capolavoro come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, tra le tante cose che riesce contemporaneamente ad essere, non può non essere anche un classico del cinema italiano, del resto. Ebbene, la cosa spiazzante, è che il film di Petri è quanto mai attuale. Saremmo infatti disposti a mettere la mano sul fuoco sull’innocenza delle nostre forze dell’ordine? Ma nemmeno per idea, viene spontaneo rispondere. Così come sui rappresentanti della magistratura o della politica, sia chiaro; del resto il Dottore del film faceva appunto carriera approdando ad un incarico inerente a quest’ultima. Insomma, sono passati cinquant’anni, ma la fiducia nelle istituzioni è sempre al ribasso, nonostante il clima sociale non possa essere nemmeno lontanamente paragonato a quello della contestazione sessantottina. Ma allora è lecito il sospetto che, se non serve contestualizzare il film, allora forse la contestazione sessantottina c’entra relativamente se non c’entra addirittura per niente. Quelle che regolano la storia raccontata nel film sono semplicemente le dinamiche del potere, di un’autorità che, per farsi rispettare, è giocoforza(?) basata sulla prevaricazione, sulla prepotenza. Elementi tipici di regimi assolutisti, verrebbe da dire; tuttavia tali metodi non solo sono riusciti a sopravvivere anche nei sistemi democratici ma, lo possiamo ben dire dopo tutti questi anni, ne sono divenuti un tratto quasi distintivo. Quello che si può dire, a proposito dell’influenza sul film del periodo in cui uscì Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, è che probabilmente le particolari condizioni critiche ambientali, favorirono la cristallizzazione dell’analisi in un testo lucido e ficcante, naturalmente grazie alle citate capacità artistiche degli autori. Ma la valenza della sua critica è rimasta inalterata. Del resto è un classico, si è detto, vale oggi come valeva al tempo in cui uscì nelle sale. E questo non ci lascia molte speranze, ahinoi, nemmeno per il futuro.







Florinda Bolkan 











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