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domenica 4 dicembre 2022

LAZYBONES

1174_LAZYBONES Stati Uniti 1925; Regia di Frank Borzage.

Basato su una vicenda fortemente melodrammatica, che il regista Frank Borzage stempera sapientemente con l’uso dell’ironia, il film Lazybones è un’opera originale e interessante. Il protagonista, Steve Tuttle (Buck Jones), il fannullone a cui è tributato il titolo del film, attraversa tutta quanta la storia con la sua peculiare indolenza, quasi che non gli importi di nulla. In realtà è un personaggio sensibile, e lo vedremo soffrire più volte per amore, nel corso del film (si è detto, è un melodramma) ma la qualità che più lo contraddistingue è lo spiccato senso del dovere. Il che sembra davvero una contraddizione, se il suo soprannome, come accennato, è Lazybones (che significa pigro, poltrone) e se passa la maggioranza del suo tempo al fiume, sdraiato sulla sponda con una canna da pesca improvvisata in mano. Ma, siccome si addormenta puntualmente, di pesci ne prende ben pochi; l’ironia della storia è poi rimarcata dallo sgangherato cancelletto di casa Tuttle, contro cui tutti imprecano (“dannato cancelletto!”) e che spetterebbe a Steve di sistemare, ma rimarrà precario per anni. Significativamente verrà riparato durante l’assenza del nostro, sotto le armi in Europa a prendere parte alla Prima Guerra Mondiale. Dove, manco a dirlo, si troverà addormentato nel bel mezzo di una battaglia cruciale, salvo svegliarsi d’improvviso e capitare per puro caso alle spalle dei nemici, compiendo così un atto eroico quasi involontario ma del tutto narrativamente comico. Prima di queste vicende, il nostro si era trovato al centro di una situazione piuttosto articolata: innamorato e corrisposto da Agnes Fanning (Jane Novak), non era peraltro ben visto dalla arcigna madre di lei (Emily Fitzroy). 

La tremenda Mrs Fanning aveva in mente ben altro per le sue figlie e, per cominciare, aveva organizzato il matrimonio di Ruth (Zasu Pitts), sorella di Agnes, con il più facoltoso rappresentate del piccolo paese. Ruth avrebbe dunque fatto ritorno a casa per incontrare il futuro sposo ma c’era un problema: nel frattempo si era sposata ad un marinaio, poi morto in un naufragio, da cui aveva avuto una bambina. Tutte cose di cui in famiglia erano ignare. Arrivata al fiume, la ragazza non se la sente di affrontare la madre (e come darle torto) e, lasciata la cesta con la bambina, si butta nel fiume per affogarsi. Steve, che stava ovviamente dormendo sulla sponda, è svegliato dalla sua canna che gli sfugge ma presto si rende conto di ciò che succede e qui dimostra che, sotto una spessa coltre di pigrizia, c’è effettivamente il tipico eroe americano. Ruth è tratta in salvo e alla ragazza, comunque disperata stante la situazione, Steve si offre di custodire la piccina, almeno finché la giovane non avrà chiarito la cosa con la madre. 

Che, pur passando del tempo, non si addolcisce per niente così Ruth deve lasciare la piccola Kit a Steve che decide di adottarla. Siamo in una zona rurale degli Stati Uniti e un uomo dalla dubbia reputazione (il fannullone del paese) con una bambina non può che creare maldicenze, tra le cui conseguenze peggiori per Steve sarà la rottura con Agnes, a cui l’uomo non può rivelare il segreto a proposito della bambina. Ma a pagare lo scotto maggiore sarà la piccola Kit, attesa da un’infanzia tutt’altro che semplice: tuttavia questo cementerà il legame con quello che affettuosamente chiama zio Steve. Il tempo passa e quando Steve torna dalla guerra dove, come detto, si farà onore, Kit è un tantino cresciutella (in questa fase è interpretata nientemeno che da Madge Bellamy, star del cinema dell’epoca) tant’è che Steve ci fa più di un pensierino. 

Ma sarà solo il tempo per un’altra cocente delusione sentimentale, visto che Kit s’è fidanzata con il coetaneo Dick (Leslie Fenton), ovvero simbolicamente colui che ha aggiustato il cancelletto di casa quando Steve era in guerra. Come sembra anche naturale, per lo zio, che in sostanza è il suo padre adottivo, Kit non prova che un amore filiale, seppure in gran quantità. Agnes, nel frattempo, è venuta a sapere dalla madre che Kit è la figlia di sua sorella Ruth e Steve, che nulla centrava, era stato semplicemente il generoso che, a fronte di una difficoltà di un’amica o di una conoscente, si era offerto di aiutarla. E che, forte della tempra dell’eroe, seppur celata, come detto, da una spessa coltre di pigrizia, non era mai venuto meno al suo impegno. Insomma, una storia melodrammatica con intrecci complicati ma sorretti dalla bravura in regia di Borzage, che conosce il mestiere, e intinge, come detto, costantemente la vicenda di umorismo. E poi, Steve sembra tutt’ora un eroe moderno, anzi futuribile: magari la smettessimo di affannarci tutti quanti e ci sedessimo sulla riva di un fiume a farci un bel pisolino. Perché in ogni caso nessuno riuscirebbe comunque a fuggire la propria natura: non sono i guai (leggi, in questo caso addirittura una cesta con una bambina in affido), a trovarti, ma la coscienza. E chi, come Steve, ne è provvisto, non può seppellirla nemmeno sotto tutta la pigrizia del mondo. 

Madge Bellamy




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