1192_MONSIEUR ET MADAME CURIE . Francia 1952; Regia di Georges Franju.
6_continua.
Sempre nel 1952 il bretone gira Monsieur et Madame
Curie, un’altra biografia dedicata a personaggi illustri francesi. Il
documentario sulla coppia di scienziati è di soli 16 minuti e anche in questo
caso è una ricostruzione di alcuni momenti, quelli più salienti, della vita dei
Curie, in sostanza una sorta di film biografico. Ad interpretare Marie Curie è
chiamata Nicole Stephane mentre nel ruolo del marito Pierre troviamo Lucien
Hubert e lo apprendiamo naturalmente dai titoli di testa dai quali possiamo
notare già una sorta di anomalia tipica di Franju. Innanzitutto va sottolineato
che, poco galantemente, il cortometraggio si intitola Monsieur et Madame
Curie con la precedenza data a Pierre e la sua signora in seconda battuta.
Del resto sarà Monsieur Curie a ricevere i riconoscimenti ufficiali unitamente
all’elogio della stessa Marie, che ribadisce nel finale l’elevata statura
scientifica ed umana del consorte. Il testo che la voce narrante recita è
infatti tratto dalla biografia Pierre Curie scritta appunto dalla
consorte. Franju, quindi, si premura di mettere Pierre apparentemente in piena
luce, come è lecito attendersi in una società patriarcale; il fatto che la voce
fuori campo reciti parole della moglie, potrebbe essere anche una scelta per
ribadire l’importanza dell’uomo, elogiato dalla sua stessa compagna. I titoli
di testa ci mettono però subito un dubbio: se il film è intitolato comunque alla
coppia, perché la prima schermata vede il nome della sola Marie mentre Pierre è
relegato alla successiva insieme al professor Becquerel (interpretato da Lucien
Bargeon) che nel film ha uno spazio esiguo? La risposta è nel proseguo del corto,
incentrato assai prevalentemente sull’attività della sola Marie.
Ad un certo punto si sottolinea anche lo sforzo fisico del trasporto del materiale da analizzare, svolto dalla sola donna, mentre il consorte si limita a quello che sembra un lavoro di supervisione. In sostanza, guardando il film di Franju, è chiaro che i meriti di Marie siano nettamente superiori a quelli di Pierre che, in compenso, si prende maggiormente le luci della ribalta. Il regista bretone non è però mai banale e la figura di Marie che tratteggia il suo cortometraggio non ha niente di quelle tendenze femministe che forse in Francia, all’alba degli anni Cinquanta, potevano già circolare. La sua Marie Curie è una bella signora, molto femminile e convenzionale nel suo atteggiarsi a donna di casa anche se, in luogo dei mestieri da casalinga, si adopera in esperimenti scientifici che cambieranno la Storia dell’umanità. La stessa dedizione al marito, peraltro fondata sulle parole del libro scritto dalla stessa donna, ribadisce che il ruolo di Marie è quello tradizionale della moglie nella classica famiglia francese del XIX secolo, non poi così diversa dai tempi di Franju, per la verità. Quello che preme al regista è ribadire che, al netto del ruolo ufficiale e delle convenzioni, una donna può tranquillamente essere migliore, da un punto di vista delle capacità specifiche, di un uomo e non ci si dovrebbe sorprendere più di tanto. Insomma, la solita capacità di Franju, forse la sua poetica più autentica, di cogliere l’essenza delle cose e lasciar perdere gli strali eccessivi e le polemiche pretestuose.
_continua.
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