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mercoledì 30 dicembre 2020

JEKYLL

706_JEKYLL . Italia; 1969. Regia di Giorgio Albertazzi.

Poggiata interamente sulle spalle del suo ideatore, regista e interprete Giorgio Albertazzi, la versione in forma di sceneggiato Rai del romanzo di Robert Louis Stevenson Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, è ancora oggi un prodotto che spiazza e lascia esterrefatto lo spettatore. Ed è proprio questo l’aspetto più interessante perché, in fondo, deve essere la sensazione che provarono i lettori del racconto del 1886 ai tempi della sua pubblicazione. In questo senso, forse, l’intento di Albertazzi, è riuscito più che ad altri che si sono cimentati nell’impresa di dare una forma visiva al racconto: l’opera cominciò ad essere messa sullo schermo nei primi anni del XX secolo, con un’idea, evidentemente, ancora fresca, visto che il romanzo non aveva che pochi anni. Successivamente ha preso corpo una forma che attingeva come riferimento ai film Il Dottor Jekyll (1931, di Robert Mamoulian) e Il Dottor Jeckyll e Mister Hyde (1941, di Victor Fleming). Dopo che questi due colossi hollywoodiani ne avevano sancito le coordinate visive, era un po’ difficile immaginarsi un approccio diverso al romanzo. Non per il talentuoso e istrionico Giorgio Albertazzi, attore di rango teatrale che più che ai trucchi cinematografici (in particolar modo per mettere in scena la trasformazione da Jeckyll ad Hyde) fa ricorso alla sua straordinaria verve mimica.  Un paio di lenti a contatto che sbiancano le pupille, quasi a indicare che Hyde sia il negativo di Jeckyll, e poi ci pensa l’attore toscano con la sua interpretazione a fornirci una versione del cattivo della storia memorabile oltre che sottilmente inquietante.

 In questa linea, marcatamente molto autoriale e quasi teatrale, si inserisce l’ambientazione negli psichedelici anni 60 inglesi; non troppo realistica, per la verità, ma pregevole per la vena astratta che assume nel complesso, a vederla oggi forse più che allora. A bilanciare il testo, diversamente dal sapore fin troppo sperimentale, ci pensano le robuste interpretazioni di Massimo Girotti (è Utterson) e Cladio Gora (il professor Lanyon) mentre una manciata di attrici, tra le quali spicca Bianca Toccafondi, contribuiscono, più che altro, sul piano scenografico. Nel complesso un’opera interessante, legata al magnetismo interpretativo di Albertazzi, con alcuni passaggi da brividi, come il pestaggio col bastone del povero Carew in cui l’Hyde dell’attore italiano è particolarmente evocativo. Certo, la particolare struttura narrativa, l’inaspettata impostazione generale, la scelta del tempo di attualizzare la storia negli anni sessanta inglesi (rappresentati in modo poi forse troppo stilizzato), tutto questo amalgama azzardato dà oggi forse un’idea poco omogena e coerente del racconto filmico. Ma coraggiosa.  






Bianca Toccafondi



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