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lunedì 7 dicembre 2020

I PILOTI DELL'INFERNO

683_I PILOTI DELL'INFERNO (Hell Drivers). Regno Unito1957. Regia di Cy Endfield.

Grosso modo dagli stessi elementi che andavano delineando la corrente cinematografica inglese che prenderà il nome di Free Cinema, nel 1957 il regista Cy Enfield porta sugli schermi I Piloti dell’Inferno. Il film è una produzione britannica, uno dei gioielli dei Pinewood Studios dell’epoca, ma Enfield è americano; le sue idee ritenute comuniste lo avevano fatto finire sulla lista nera ed era così emigrato in Inghilterra. La sua visione delle cose era effettivamente di sinistra e quest’approccio, in Gran Bretagna alle soglie degli anni Sessanta, fu lo stesso che diede vita al citato Free Cinema, con il quale almeno I Piloti dell’Inferno ha davvero qualcosa in comune. Ad esempio la storia ambientata nei bassi fondi, un protagonista duro e spigoloso, una denuncia intrinseca alla vicenda al sistema economico vigente. Ma la mano americana di Enfield finisce per portare il film più sulla sponda avventurosa, una sorta di noir della periferia inglese, con la trama che non concede mai tregua e incalza lo spettatore con il ritmo dei forsennati viaggi dei camion protagonisti sullo schermo. La vicenda è ambientata tra i camionisti di un’azienda che gestisce il trasporto di ghiaia dalla cava fino al deposito: gli autisti sono messi in competizione tra loro per mantenere l’efficienza oltre il massimo. La sicurezza, degli autotrasportatori ma anche di eventuali terzi che si potrebbero trovare lungo il percorso, non è nemmeno presa in considerazione: l’unica cosa che conta è andare veloci e fare più carichi di ghiaia possibile. Un lavoro ben retribuito, a fronte di fatica e rischi inaccettabili, che finisce per attirare solo disperati e uomini al margine della società. 

Come Tom (Stanley Baker) ex detenuto in cerca di riscatto dopo che, durante il colpo che gli è costato la galera, ha oltretutto causato l’infermità permanente di suo fratello Jimmy (David McCallum); cosa che sua madre non è intenzionata a perdonargli. Sul lavoro Tom è un duro e finisce per scontrarsi presto con il capoccia tra i camionisti, il Rosso (Patrick McGoohan). Il Rosso, oltre che un normale prepotente, è d’accordo con la proprietà, con cui si spartisce i proventi, per tenere sottopagati gli autisti. Durante una rissa al ballo settimanale, Tom si defila prima dell’arrivo della Polizia, con la quale non può permettersi di avere noie, essendo un ex-galeotto; è il pretesto che serve al Rosso per screditarlo di fronte agli altri e la situazione precipita. 

La storia è ben congeniata e, pur in un ambiente fortemente virile che sprizza testosterone da tutti i fotogrammi, c’è lo spazio per una doppia traccia sentimentale. Al centro di questa sponda si pone subito Lucy, la segretaria dell’azienda di trasporti, a cui Peggy Cummins regala un look da vera femme fatale hollywoodiana. Inizialmente Lucy sembra essere la fidanzata di Gino (Herbert Lom) camionista italiano che è l’unico a solidarizzare con Tom; del resto il protagonista sembra avere una simpatia per la cameriera Jill (Jill Ireland). Ma se questa si perderà nel dimenticatoio della storia, a Gino andrà peggio, finendo sacrificato per dare il via libera al lieto fine tra Lucy e Tom. Naturalmente il sacrificio dell’italiano avrà altri risvolti e, nel ben architettato passaggio conclusivo, anche il Rosso finirà per lasciarci le penne, trascinando con sé il boss della ditta: un finale drammatico ben gestito, come del resto tutto quanto il racconto, da Enfield, che confeziona una storia solida, svelta, anche violenta ma comunque credibile. Forse anche comunista, come pensavano ad Hollywood; buon per i Pinewood Studios (e per noi), in ogni caso.  







   Jill Ireland


Peggy Cummins






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