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mercoledì 9 dicembre 2020

IL TERRORE CORRE SUL FILO

685_IL TERRORE CORRE SUL FILO (Sorry, wrong number). Stati Uniti1948. Regia di Anatole Litvak. 

Il film Il terrore corre sul filo è l’adattamento di un radiogramma di Lucille Flechter e conserva ben visibile la struttura narrativa di una storia da raccontare, più che da mostrare, come invece dovrebbe essere d’uopo al cinema. Ma, forse giova ricordare che Anatole Litvak, il regista chiamato a dirigere la versione cinematografica della vicenda, era dotato di grande talento e aveva la mano caldissima (del 1948 è anche il suo splendido La Fossa dei Serpenti) per cui, quelle che potevano sembrare limitazioni nello scorrere della vicenda (i continui flashback) saranno invece gestiti con grande perizia. La storia comincia ed è subito chiaro che quello che incidentalmente ascolta Leona (Barbara Stanwyck), la protagonista costretto al letto da una malattia, è il suo possibile destino. Naturalmente la donna non se ne rende conto e in fondo anche per lo spettatore potrebbe essere un semplice sospetto; ma poi la storia prende a rivelare sempre nuovi passaggi, nuovi anfratti narrativi, che disorientano tanto noi quanto la povera Leona. Ma questo continuo accumularsi di eventi e personaggi non spostano mai il punto nevralgico che ha dato il via alla vicenda: a causa di un’interferenza, Leona ha sentito due uomini pianificare al telefono l’omicidio di una donna. Emergono sempre nuovi elementi ma non su questo passaggio e allora diviene chiaro che, narrativamente, l’unico senso che questa situazione può avere è che la donna in questione sia proprio lei, Leona. 

La cosa, la consapevolezza che sia lei la vittima designata, non smonta ovviamente la suspense, anzi semmai l’accresce; i dettagli che si svelano confermano che i presupposti per un omicidio ci sono e la donna, sola in una grande casa e costretta al letto, diviene un ulteriore elemento di tensione. Burt Lancaster è Henry, il marito, e regge bene il ruolo dell’esemplare di maschio preso al guinzaglio dalla nobile pollastra figlia del magnate dell’industria farmaceutica Mr. Cotterel (Ed Begley). Henry, uomo di umili origini, forse in principio è davvero innamorato di Leona ma certo in seguito soffrirà la posizione di marionetta nelle mani della moglie (a casa) o del suocero (sul lavoro). 

Tutto il castello narrativo, nel quale c’entrano anche l’ex fidanzata di Henry (Ann Richards), suo marito poliziotto e altri tra buoni e cattivi, si svela man mano che le telefonate arrivano al letto dove è costretta Leona; se, in principio, i dubbi dello spettatore potrebbero essere legati alla complessità dell’intreccio, come da consueto nei noir del periodo, poi il problema diviene se tutta la matassa si sgarbugli prima che scocchi l’ora X e la povera donna riceva la visita annunciata in principio. In questo, nell’alimentare la tensione in modo crescente ed esponenziale, la Stanwyck è magistrale: il suo è un personaggio odioso, tanto che verrebbe voglia anche allo spettatore di torcerle il collo, ma la paura che trasmette è talmente credibile da terrorizzarci. 

Il finale, con l’ultima disperata telefonata tra Leona e Henry, quando l’uomo con il volto sudato dalla disperazione si rende conto che ormai il limite oltre il quale non è più possibile tornare indietro è stato superato, è agghiacciante. I poliziotti che dietro di lui si apprestano ad arrestarlo, non sembrano certo rappresentare una minaccia per Henry: la consapevolezza di aver perso la propria anima, e di averla persa proprio in quel momento, per una volta sgomenta più delle conseguenze che la cosa potrà avere. E, nonostante sia famoso per la paura che trasmette l’interpretazione dalla protagonista femminile, è forse soprattutto per quel passaggio ben gestito da Lancaster, che Il Terrore corre sul filo è da ricordare come capolavoro del cinema.    

   


Ann Richards

Barbara Stanwyck







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