1577_OUR WORLD WAR: WAR MACHINE. Regno Unito, 2014; Regia di Bruce Goodison
Il terzo capitolo della serie di film televisivi della
BBC dedicata alla Prima Guerra Mondiale è un interessante viaggio
all’interno di uno dei più inconsueti veicoli della Storia: il carro armato. Il
mezzo protagonista di questo film, un Niveleur Mark V, era uno dei primi
veicoli corazzati da combattimento di questo tipo e fu protagonista di quello
che, nel film, viene definito il più grande attacco meccanico fai sferrato fino
al quel momento. Il momento storico è cruciale: i tedeschi avevano ormai perso
la superiorità numerica che il ritiro della Russia dal conflitto e il
successivo disimpegno tedesco sul fronte orientale aveva creato. L’Offensiva
di Primavera era ormai finita, del resto si era ai primi giorni di agosto,
senza che la situazione di stallo fosse stata sostanzialmente modificata. Gli
alleati prepararono quindi la mossa decisiva: l’Offensiva dei Cento Giorni
che verrà inaugurata dalla Battaglia di Amiens, illustrata in modo
efficace proprio da War Machine, il film BBC. Gli alleati dell’Intesa
furono in grado di mettere in campo 420 carri armati e, contrariamente alla
consuetudine del tempo, evitarono il classico fuoco di artiglieria che, se
cercava di spianare la strada ad un imminente assalto, metteva comunque in
all’erta il nemico. I Tank alleati si mossero così sfruttando il duplice
effetto sorpresa: i tedeschi non ebbero il preavviso di prepararsi e,
soprattutto, non si aspettavano di trovarsi di fronte un attacco meccanizzato
di tali proporzioni. La narrazione moderna del film televisivo della BBC, con i
suoi rimandi agli odierni documentari e alla grafica dei videogames, permette
di comprendere al meglio sia la dinamica degli eventi sul campo di battaglia
che quella funzionale del carro armato. A fronte di un notevole interesse del
racconto per l’aspetto tecnico/tattico (il tank Mark V e le fasi della
battaglia) gli autori ben bilanciano la storia con alcune pennellate umanistiche.
Il tempo complessivo è limitato ma ce n’è comunque abbastanza per assistere
all’evolversi del rapporto tra il rude veterano Doods (Chris Reilly) e il
pivello del gruppo Weston (Danny Walters). Questi, tra l’altro, è un buon
meccanico e lo dimostra subito; ma è una recluta del 1918, ovvero uno di quelli
che non aveva aderito a suo tempo alla causa bellica, preferendo continuare la
sua vita borghese. Un fatto imperdonabile agli occhi di Doods, che la Grande
Guerra l’aveva cominciata nel ’14 e sul fronte aveva perso due fratelli.
Tra le varie peripezie, tra cui l’abbandono di un membro dell’equipaggio perché
ferito, si arriva alla fine anche se va detto che manca un po’ il tempo per
approfondire le personalità degli altri componenti della squadra. E’ però una
scelta, da parte degli autori, anche funzionale perché in questo modo si trova il
tempo per sviluppare una traccia poetica, con Chas (Gerard Kears), uno dei
membri dell’equipaggio, che, trovato una lettera d’amore di un commilitone
morto, decide di portarla di persona alla destinataria e recitarla a memoria
ora che era andata mezzo distrutta. E dire che per tutto il film avevamo
creduto che Anne (Anna Bolton) fosse sua moglie e che fosse stato l’amore per
lei a dare la forza a Chas di sopravvivere. Ma la scoperta della verità non
sminuisce certo la forza del più nobile tra i sentimenti, anzi. In guerra si è veramente
al cospetto della morte e l’unico antidoto per sopravvivere è davvero l’amore.
Perfino l’amore di uno sconosciuto per sua moglie.
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