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lunedì 29 maggio 2023

PHILO VANCE: LA STRANA MORTE DEL SIGNOR BENSON

1282_PHILO VANCE: LA STRANA MORTE DEL SIGNOR BENSON . Italia,1974; Regia di Marco Leto.

Conoscendo l’istrionismo di Giorgio Albertazzi, non si rimarrà certo sopresi o spiazzati di fronte all’incipit del primo episodio della miniserie Rai dedicata al bizzarro ‘investigatore per diletto’ Philo Vance. Nell’attacco de La strana morte del signor Benson, Albertazzi introduce infatti alla sua maniera – parlando direttamente agli spettatori – il personaggio che interpreta, protagonista dei gialli di S. S. Van Dine (pseudonimo di Willard Huntington Wright) ambientati nella New York degli anni 30 del XX secolo. Vance è un eccentrico critico d’arte che collabora giusto per curiosità con la polizia, mettendone alla berlina i metodi investigativi ordinari. In effetti, detta così, Vance non è che susciti troppa simpatia; ma è un aspetto che lo stesso Albertazzi anticipa, nel suo citato cappello introduttivo. In realtà, perlomeno il Vance di Giorgio Albertazzi non è antipatico più di tanto – almeno in questo primo episodio – anche perché l’attore toscano ha un tale carisma da riuscire comunque convincente perfino quando si diverte a fare il presuntuoso con il suo piglio autocompiaciuto. Nel complesso La strana morte del signor Benson è un’opera riuscita: l’origine letteraria garantisce solidità che il bravo Biagio Proietti, coadiuvato da Belisario Randone, adatta con efficacia ai tempi dello sceneggiato Rai dell’epoca. La regia di Marco Leto è discreta, c’è forse qualche inserto d’ambientazione – immagini d’epoca degli anni 30 newyorkesi o cose del genere – che si potevano anche evitare, ma sembrano peccati veniali. Le scenografie sono modeste ma presto ci si adegua e la verve attoriale di matrice teatrale degli interpreti occupa adeguatamente gli spazi lasciati liberi dalla povertà della messa in scena. Albertazzi va sul velluto in un ruolo che si vede benissimo che lo diverte e il suo pavoneggiarsi negli eleganti panni del dandy americano contribuisce a definire ancora meglio il personaggio. A fargli da spalla, due poliziotti che, come prevedibile a questo punto, sono costretti a svolgere la parte degli ottusi. L’impassibile procuratore distrettuale Markham interpretato da Sergio Rossi non sembra curarsi dei continui smacchi ricevuti mentre ancora più sbertucciato è il sergente Health che Silvio Anselmo ha il suo bel daffare a rendere convincente. In principio, infatti, nell’enfatizzazione del carattere poco acuto del sergente, Anselmo qualche volta esagera, in un limite che emerge spesso negli sceneggiati dell’epoca, recitati spesso su un tono troppo accentuato. Con l’andar del tempo, un po’ gli interpreti trovano il registro giusto, un po’ lo spettatore si adegua, e tutto fila se non proprio per il meglio in modo comunque più che dignitoso. Insomma, nel complesso La strana morte del signor Benson lascia una buona dose di curiosità di vedere all’opera il nostro Vance e i suoi amici nel successivo episodio. Tra le note liete da segnalare manca da evidenziare l’attenzione dell’opera al gentil sesso nell’ottica del tempo, affare in cui una stuzzicante e deliziosa Paola Quattrini se la cava più che egregiamente.      



Paola Quattrini 

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