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mercoledì 3 maggio 2023

LA NOTTE DELL'AGGUATO

1268_LA NOTTE DELL'AGGUATO (The Stalking Moon)Stati Uniti, 1968; Regia di Robert Mulligan.

Chiamato a sostituire George Stevens, Robert Mulligan non aveva grande dimestichezza con il western, tanto che La notte dell’agguato rimarrà il suo unico contributo al genere. Il film è l’ultimo del sodalizio che legò il regista al produttore Alan J. Pakula, che in seguito passerà dietro alla macchina da presa. Durante la loro collaborazione i due realizzarono una buona manciata di pellicole, la più famosa delle quali è Il buio oltre alla siepe (1962). E per La notte dell’agguato i due ricorsero al celebrato protagonista del loro capolavoro, Gregory Peck, stavolta nel ruolo dell’ex scout che si trova costretto, più dalla propria coscienza che dalle circostanze, a scortare una donna bianca appena liberata dagli Apaches. Il film, nonostante qualche aspetto classicheggiante, presenta alcuni stilemi del tardo-western: il protagonista in congedo, l’ambientazione enfaticamente desertica e polverosa – c’è anche una tempesta di sabbia – la violenza che, anche se non sempre mostrata in modo del tutto esplicito, è particolarmente efferata. Peck, dal canto suo, è un interprete congeniale all’indurimento che subì negli anni il genere; Sam, il suo personaggio, è un tipo ruvido ma lascia intravvedere barlumi di umanità. I limiti di Peck attore, legati alla scarsa gamma espressiva, vengono quindi valorizzati dalla storia del film mentre una certa abitudine e attitudine a recitare la parte del buono, gli permette di essere credibile nel suo prendersi cura di Sarah (Eve Marie Saint), la donna rapita dagli indiani, e di suo figlio (Noland Clay). 

Si è detto dello scarso feeling, almeno stando alla produzione messa a referto, tra gli autori e il western – di Mulligan come regista ma lo stesso si può riferire anche a Pakula più in generale – e, in effetti, anche La notte dell’agguato, pur essendo un western in tutto e per tutto, è sviluppato come un thriller. Magistrale, in questo senso, l’utilizzo del cattivo della storia, l’apache Katawa (Nathaniel Narcisco) marito di Sarah e padre del ragazzino. L’indiano non si vede quasi mai; inizialmente si raccolgono semplicemente i frutti grondanti sangue che semina, poi comincia ad intravvedersi di sfuggita. Sempre chinato, nascosto, rapido e silenzioso, è un vero animale selvaggio, brutale e senza pietà. Il film esce nel 1968, ovvero nel pieno della contestazione al Sistema che nel western fu particolarmente significativa dando luogo al contro-western, la corrente che utilizzava strumentalmente il genere a fini politici. 

Il genere, in effetti, pur essendo l’epica della nazione americana, aveva già da tempo riconosciuto le ragioni dei nativi; da parte sua il contro-western ribaltò la presunta prospettiva abituale ma lo fece in modo eccessivamente fazioso, perdendo spesso credibilità. Un aspetto interessante de La notte dell’agguato, che permette all’opera di invecchiare dignitosamente, è che ignora quasi completamente l’aspetto politico/strumentale della questione indiana. Il cattivo è un indiano ed è feroce e spietato: in effetti tra gli apaches alcuni si distinsero in questo senso. Sarah, la donna rapita, racconta delle angherie subite durante gli anni vissuti tra gli indiani: anche questo è un aspetto purtroppo credibile, non tanto per la natura degli apaches ma piuttosto per la natura umana più in generale. Ma non ci sono solo note negative: il protagonista ha allevato un meticcio, Nick (Robert Foster) – che ora è il suo più grande amico – cosa che testimonia l’antirazzismo di Sam. Del resto nessun rilievo viene fatto per la presenza, accanto a Sarah, del figlio, giovanissimo ma già fiero apache, quando l’uomo chiede alla donna di seguirlo nel suo ranch. Insomma, uno spaccato lucido e attento, incurante di eventuali critiche pretestuose, ma concentrato nel cercare di fornire un quadro generale attendibile per quanto duro e spigoloso. Del resto la conquista del west non fu un affare per deboli di cuore. E quindi legittima, e pienamente funzionale, la contaminazione con il thriller per un film appassionante e coinvolgente.     




Eva Marie Saint



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